Manca una settimana alla chiusura dell’operazione concordato preventivo biennale. E la situazione, a detta degli operatori, è critica. I professionisti lamentano di aver avuto pochissimi giorni per valutare le posizioni dei loro clienti, convocarli, spiegare loro la situazione e raccogliere il consenso o meno all’adesione. Oltretutto, il sito dell’Agenzia delle entrate che pochi giorni fa ha reso disponibili le richieste dell’erario per chi deciderà di aderire, sembra essere ancora in una versione provvisoria e già nei giorni scorsi è stato bloccato qualche ora, pare, per correggere alcuni errori di calcolo. Ora i risultati dovranno essere ancora aggiornati per tener conto delle esenzioni Isa negli anni del Covid, che hanno comportato l’esclusione di ampie categorie di contribuenti dalla possibilità di aderire.
Nemmeno una proroga di un mese sarebbe stata del tutto sufficiente, ma la Ragioneria dello stato si è impuntata e ha deciso di negare ogni dilazione. Il gettito ne risentirà pesantemente, ma tant’è, l’Italia è diventata una Repubblica fondata sulla burocrazia. Infatti, le previsioni degli operatori sono per una percentuale di adesione non troppo sopra il 5% degli aventi diritto. Inoltre, il concordato sarà accettato quasi esclusivamente da coloro che sanno già che nel 2024 e nel 2025 avranno sostanziosi incrementi di reddito imponibile, in modo da dover pagare meno tasse di quante ne avrebbero versato senza l’adesione. Qualcuno sarà invece attirato soprattutto dalla sanatoria per gli anni 2018-2022. Che però lascia molti dubbi, perché resta non sanabile l’annualità 2023, che resta quindi esposta alle future incursioni dell’Agenzia delle entrate. E non tutti sono disponibili a firmare una cambiale in bianco nei confronti del nostro sistema fiscale, sempre alla ricerca ossessiva di gettito aggiuntivo. Per non correre rischi, molti decideranno di astenersi.
Anche perché le previsioni economiche della maggior parte degli operatori per il 2025, con due guerre in corso alle porte dell’Europa e le tensioni geopolitiche in costante aumento, non sono positive. Ci si chiede dunque perché legarsi le mani in anticipo quando il fatturato, in molti casi, è destinato a calare e non ad aumentare, come pretendono le Entrate.
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