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cosa può cambiare per le aliquote Irpef nel 2025 #finsubito prestito immediato


Nella prossima manovra, oltre al taglio del cuneo fiscale e all’Irpef a tre aliquote, che diventano strutturali, potrebbe esserci un ulteriore intervento del governo sul secondo scaglione dell’Irpef, a favore del ceto medio. Dipende tutto dall’entità delle risorse che il governo riuscirà a recuperare dal concordato preventivo biennale.

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In attesa della bozza della manovra, stando alle anticipazioni date dal ministro Giancarlo Giorgetti e dal sui vice Maurizio Leo, nella prossima legge di Bilancio, oltre alla conferma strutturale dell’accorpamento delle aliquote Irpef, potrebbe esserci un ulteriore intervento sulla seconda fascia.

L’irpef su tre scaglioni, già in vigore nell’anno in corso, insieme alla conferma del taglio del cuneo fiscale, valgono da sole quasi la metà della manovra, poco meno di 14 miliardi (in tutto la manovra vale circa 30 miliardi, anche se la cifra potrebbe salire). Le aliquote in vigore nel 2024 sono: aliquota del 23% per i redditi fino a 28.000 euro; aliquota del 35% per i redditi superiori a 28.000 euro e fino a 50.000 euro; aliquota del 43% per i redditi che superano 50.000 euro.

Si tratta delle principali misure della legga di Bilancio, che domani inizierà il sui iter alla Camera. Tra le novità ci sono modifiche nelle detrazioni, vincolate a reddito e numero di figli, il cosiddetto ‘quoziente familiare. Il bonus ristrutturazioni al 50% poi è stato prorogato solo per la prima casa. E per le famiglie in arrivo anche un bonus una tantum, la Carta nuovi nati da 1.000 euro. Previsti anche contributi straordinari provenienti dal settore bancario e assicurativo.

Il viceministro Leo ha dichiarato in conferenza stampa nei giorni scorsi che “con il gettito del concordato”, il governo potrà “lavorare sul secondo scaglione Irpef per venire incontro al ceto medio”. Il gettito del concordato sarà noto dopo il 31 ottobre alla scadenza del termine per le adesioni, e non è possibile fare previsioni, ha detto Leo. Secondo le speranze dell’esecutivo si dovrebbero recuperare circa 2 miliardi, che secondo i piani dovrebbero essere impiegati per ridurre l’aliquota intermedia Irpef, oppure per alzare il tetto della flat tax per le partite Iva, scrive il Corriere della sera.

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La questione è stata rilanciata oggi anche dal vicepremier e ministro degli Esteri Tajani: “Se il concordato preventivo darà buoni risultati si potrà ridurre l’aliquota Irpef intermedia dal 35% al 33% ed elevare la fascia dei beneficiari di questa riduzione fino a 60mila euro annui. Meno tasse per tutti per favorire la crescita”, ha annunciato il segretario di Forza Italia rispondendo a una domanda di Affaritaliani.it su eventuali modifiche alla Legge di Bilancio, che dovrebbe arrivare domani in Parlamento.

Dunque l’eventuale  taglio del secondo scaglione, dal 35% al 33%, è legato a filo doppio alle risorse che potrebbero arrivare dal gettito del concordato preventivo biennale. Se ci fossero risorse sufficienti, si potrebbe estendere anche la platea dei beneficiari, spostando l’asticella del terzo scaglione a 60mila euro.

Nel decreto fiscale che è stato pubblicato ieri sera sulla Gazzetta Ufficiale, si specifica che le maggiori entrate erariali, per il biennio 2024-2025, derivanti dall’attuazione del concordato preventivo biennale e “le eventuali maggiori entrate” derivanti dal ravvedimento speciale per chi aderisce al concordato, sono destinate al fondo per la riduzione della pressione fiscale “per essere prioritariamente destinate alla riduzione delle aliquote” dell’Irpef.





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