Ma tutto rischia di restare una questione nominalistica poiché, come spiega lo stesso Ministero che si autodefinisce “dotato di una chiara visione industriale”, i magnifici 7 saranno soprattutto impegnati sul valore economico del settore. Che è comprensibile se si guarda solo al peso del comparto sul Pil di ogni singolo Paese, tra i primi proprio l’Italia. Ma di fronte ad un tema così complesso e delicato viene da chiedersi se non fosse il caso di chiamare al confronto anche chi, nei rispettivi governi, si occupa ad esempio di sicurezza, di ambiente e di cultura. Tutti aspetti strettamente collegati al suddetto fenomeno mondiale e senza considerare i quali rischia di restare sul campo solo la gara autoreferenziale a chi ha i numeri più alti di visitatori, di pernottamenti, di arrivi. Se il summit si terrà con questi vuoti, rasenta la possibilità di una grottesca veglia funebre al capezzale di una Firenze che di turismo, invece di viverci come vorrebbe la vulgata, potrebbe morire.
Del resto, la gita fuoriporta dei partecipanti pare dirla lunga sul senso che si intende dare al vertice. Destinazione Monteriggioni: un gioiello della Toscana, ma anche “città murata” nel senso più moderno della parola, senza residenti e destinato ad uso quasi esclusivamente turistico.
Sembrerebbe che l’intenzione dell’ex sindaco e ora parlamentare europeo Dario Nardella sia quella di provare un controcanto con un quasi contemporaneo incontro su residenza e affitti turistici, tema su cui Firenze sconta un ritardo difficile da recuperare. Una specie di “social forum”, solo che si terrà tra i velluti di Palazzo Borghese. È pur vero che i G7 sono colloqui al massimo livello dove non è previsto l’intervento di le mete turistiche le abita tutti i giorni. Ma è significativa la risposta data dalla ministra Daniela Santanchè, nell’intervista pubblicata da questo giornale domenica scorsa, alla domanda se si sia pensato di ascoltare il punto di vista dei residenti: prima del summit saranno sentite le associazioni di categoria “che rappresentano i cittadini”. Una visione singolare della rappresentanza sociale. Ma se si intende parlare di sostenibilità e di ambiente come si fa a non toccare le questioni della sicurezza e del consumo delle città, dei mari e dei monti, con flussi formato over e fuori controllo? Se ci si vuole occupare degli aspetti sociali, nel senso più ampio, è possibile non toccare la questione di una fruizione culturale che non sia scattare foto davanti agli Uffizi autoconvincendosi di esserci stati? Turismo vuol dire anche questo. Cioè affrontare la multi problematicità di un comportamento di massa che non si misura solo sulla bilancia commerciale. Agire come se ciò non fosse vero è una forma di rimozione. E dopo quello climatico non ci serve un negazionismo turistico.
(articolo pubblicato su Corriere fiorentino – Corriere della Sera del 01/11/2024)
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