Julia Roberts ha esortato le mogli degli elettori pro-Trump a votare per Kamala Harris, in vista delle elezioni per la presidenza americana. «Tradite i mariti nel segreto dell’urna! Nell’unico luogo in America dove le donne hanno ancora diritto di scelta, potete fare come volete. Nessuno lo saprà mai», ha detto la celebre attrice, scatenando gli strali di molti del Gop: «E’ l’equivalente di una relazione extraconiugale».
Già ieri un’altra diva come Jennifer Lopez era salita con la Harris sul palco di Las Vegas, scatenando la sua ira sul comico Tony Hitchliff e la battuta su Portorico «isola di spazzatura» durante il comizio di Trump al Madison Square Garden. «Non ha offeso solo i portoricani, ma tutti gli ispanici e l’intera umanità”, ha dichiarato JLo, unendosi ad altre star portoricane come Ricky Martin, Bad Bunny e l’ex marito Marc Anthony. Le grandi star sono solidamente dalla parte di Kamala, già di casa a Hollywood visto che il Second Gentleman, Doug Emhoff, è stato un noto avvocato dell’entertainment prima che lei fosse eletta vicepresidente.
Le celebrità dalla parte di Kamala Harris
Molti attori, registri e sceneggiatori vedono in Donald Trump una minaccia esistenziale. Già di recente erano scese in campo a favore di Kamala Harris anche Taylor Swift e Beyoncé, ma anche Eminem, Cher, Lizzo, Leonardo DiCaprio, George Clooney, Jennifer Lawrence, Sarah Jessica Parker, Scarlett Johannson, Mark Ruffalo e Robert Downey Jr. La campagna dem ha spopolato anche nello sport: LeBron James, uno degli sportivi più famosi del mondo, è sceso in campo insieme al gruppo Athletes for Harris che include Magic Johnson e Billie Jean King.
Potrebbe non sembrare un fatto rilevante, ma secondo uno studio di Harvard, l’endorsement delle celebrità conta: «Le voci delle star sono potenti» nel promuovere coinvolgimento civico e influenzare i risultati ai seggi soprattutto tra i giovani che «si fidano poco delle istituzioni e dei media, ma per le celebrità fanno un’eccezione». Stand invece a Variety, molti executive tiferebbero segretamente per Donald Trump: un secondo mandato del repubblicano potrebbe significare meno tasse e complicazioni antitrust in un’industria appesantita dai debiti e che aspira a consolidare gli asset.
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