Il 15 ottobre scorso, in Commissione Finanze della Camera, la sottosegretaria di Stato per l’economia e le finanze, Lucia Albano, ha risposto all’interrogazione n. 5-02211 del deputato e Portavoce del M5S, Emiliano Fenu, concernente i bonus edilizi e in particolare i dati relativi ai crediti d’imposta compensati, nonché ai crediti che non possono più essere utilizzati in compensazione o ceduti.
Fenu, facendo seguito all’interrogazione n. 5-01625 del 13 novembre 2023, con la quale l’Agenzia delle entrate ha fornito una tabella relativa all’utilizzo dei crediti di imposta edilizi da ottobre 2020 al 14 novembre 2023, ha chiesto un aggiornamento dei dati in possesso dell’Amministrazione finanziaria e, in particolare, ha chiesto di sapere « quale sia ad oggi, per ciascuna tipologia di bonus e distinguendo il dato per anno di maturazione, l’ammontare complessivo dei crediti compensati rispetto al totale dei crediti maturati nonché l’ammontare dei crediti residui che non possono essere più utilizzati in compensazione o ceduti a terzi ».
Il prospetto aggiornato
Al riguardo, sentiti gli uffici dell’Agenzia delle entrate, la sottosegretaria Albano ha riportato un prospetto – vedi qui sotto – con i dati elaborati alla data del 25 settembre 2024, con l’indicazione degli anni 2020 e 2021 accorpati, aggiornati con i dati risultanti dalle comunicazioni delle cessioni nel frattempo acquisite.
Per quanto riguarda i crediti fruiti in compensazione tramite modello F24, la seconda parte del prospetto contiene i dati definitivi dei crediti fruiti nel 2023 e i dati delle fruizioni del 2024 alla data del 25 settembre 2024.
La replica di Fenu
Emiliano Fenu, replicando, nel riservarsi un’analisi approfondita dei dati forniti dalla rappresentante del Governo, ha sottolineato che, “all’approssimarsi di una manovra che richiede nuovi sacrifici agli italiani, l’argomento superbonus è stato nuovamente posto al centro dell’attenzione dalle forze di maggioranza e dal Governo. I dati di recente forniti dalla Banca d’Italia confermano invece che l’aumento del debito pubblico non è legato alle spese per il superbonus, individuando al contrario tra i fattori di maggior peso gli ingenti costi delle amministrazioni centrali”. Fenu ha richiamato inoltre “le scelte operate dalla maggioranza in ordine all’utilizzo degli avanzi di bilancio, impiegati, tra l’altro, per far fronte alle spese sui cambi dei titoli di Stato”, evidenziando come, “anche alla luce di tali scelte, non appaia corretto attribuire alla misura del superbonus il tanto lamentato impatto negativo sul debito pubblico”.
Leggi anche: “Bonus edilizi: cessioni e sconti in fattura a quota 160,7 miliardi, di cui compensati soltanto 25,5”
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