Crescita ferma in Italia, sale a sorpresa in Germania, batte le attese in Francia e Spagna, corre negli Stati Uniti. Nel terzo trimestre il Pil italiano è rimasto invariato rispetto al trimestre precedente mentre è cresciuto dello 0,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, secondo i dati preliminari dell’Istat. “La sostanziale stazionarietà del Pil lascia quindi inalterata allo 0,4% la crescita acquisita già rilevata nel secondo trimestre dell’anno in corso”, commenta l’Istituto di statistica. Resta dunque lontano l’obiettivo del governo di una crescita dell’1% quest’anno.
“La stima odierna, di cui si sottolinea la natura provvisoria, è la sintesi di una crescita del settore terziario, di una lieve contrazione del settore dell’agricoltura, silvicoltura e pesca e di una forte riduzione dell’industria”, fa presente l’Istat. Mentre dal lato degli impieghi “si registra un apporto positivo della domanda nazionale al lordo delle scorte e un contributo negativo della componente estera netta”, aggiunge l’Istituto. Volgendo lo sguardo agli altri Paesi, la Germania evita la recessione, con il Pil che cresce dello 0,2% nel terzo trimestre rispetto a quello precedente.
“L’economia tedesca è più robusta delle attese, la recessione prevista da molti non si è verificata”, dice il ministro dell’economia Robert Habeck. “Non è assolutamente ancora quello di cui abbiamo bisogno, ma è almeno una luce in fondo al tunnel”, aggiunge il ministro tedesco. In Francia la crescita trimestrale sale dello 0,4% contro stime dello 0,3%, “stimolata dai Giochi Olimpici e Paralimpici” di Parigi 2024. Mentre in Spagna il Pil segna un +0,8% rispetto ad una stima dello 0,6%, crescendo allo stesso ritmo del secondo trimestre. Su base annua Madrid registra un incremento del 3,4% e si avvia a chiudere l’anno con una crescita anche superiore a quella degli Stati Uniti, prendendosi lo scettro di “miglior economia” tra i Paesi avanzati.
Nell’eurozona il Pil si espande dello 0,4% mentre nell’intera Ue si attesta allo 0,3%. Oltreoceano l’economia a stelle e strisce comunque galoppa con un solido +2,8%, un dato comunque sotto le aspettative che indicavano un +2,9% dopo il +3% del secondo trimestre. A spingere la crescita sono i consumi delle famiglie americane, che salgono del 3,7%, il tasso più alto da inizio 2023. E proprio il contributo dei consumi è quello che manca alla crescita dell’Italia. “Pesa la debolezza del contributo della spesa delle famiglie, che continua a crescere a ritmi troppo lenti ed incompatibili con variazioni del Pil pari o superiori all’1%”, sottolinea Confesercenti, spiegando che nei primi sei mesi dell’anno i consumi delle famiglie “sono diminuiti in termini reali di 1,5 miliardi sullo stesso periodo del 2023 (-0,3%)” e al momento “non si scorgono segnali di accelerazione”.
La confederazione fa presente che la sola componente di aumento dei consumi nazionali “continua a essere rappresentata dal turismo e dalla crescita dei flussi di turisti stranieri”. Per cui pur assumendo una variazione positiva del Pil nell’ultimo trimestre, “l’incremento del Pil 2024 non supererà lo 0,5%, esattamente la metà del valore programmatico”, avverte Confesercenti. E gli stessi consumatori ammoniscono: “Il Paese è fermo. Con una variazione acquisita per il 2024 pari allo 0,4% l’obiettivo di avere una crescita per l’anno in corso dell’1% è diventato ormai un miraggio”, afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “A salvarci da un ribasso del Pil è solo il settore terziario, probabilmente trascinato dal turismo e, quindi, destinato a ridimensionarsi nel quarto trimestre”, sottolinea Dona.
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