Il governo riduce di 4,5 miliardi i fondi destinati al settore automotive, destinandoli alla Difesa. La legge di bilancio 2025, attraverso le tabelle di accompagnamento, certifica il il taglio dell’80% dal Fondo Automotive, gestito dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, per interventi previsti fino al 2030. Con il Decreto Coesione c’erano già stati dei tagli, pari a 250 milioni di euro, ma adesso sarebbe arrivata una nuova sforbiciata che porterebbe ad un’inevitabile cancellazione del bonus.
La misura coinvolge tutti i modelli, indipendentemente dal tipo di motore, che sia ibrido, elettrico, a benzina, Gpl o diesel.
Il taglio al Fondo Automotive
Nella Manovra 2025 quindi non ci sarà alcun Ecobonus per l’acquisto di nuove auto. Istituito nel 2022 dal governo di Mario Draghi, è stato creato per sostenere gli incentivi alla domanda e favorire la riconversione della filiera, ma nella Legge di Bilancio recentemente approvata dal governo e attualmente in fase di esame parlamentare, è presente un taglio di 4,55 miliardi di euro al Fondo Automotive. La riduzione è significativa: i 5,8 miliardi ancora disponibili dei 8,7 stanziati fino al 2030 si ridurrebbero a soli 1,2 miliardi, equivalenti a 200 milioni all’anno, una cifra decisamente modesta rispetto ai 950 milioni stanziati nel 2024, di cui ben 790 destinati agli incentivi per l’acquisto di veicoli. Basti pensare che solo il 3 giugno scorso, tra le 10:00 e le 18:35, si sono esauriti tutti i 201 milioni di euro destinati alle auto elettriche, con un ritmo di oltre 390 mila euro al minuto.
“Siamo impegnati a garantire che la filiera dell’automotive abbia gli strumenti necessari per affrontare la sfida della transizione. Tutte le risorse andranno sul fronte degli investimenti produttivi con particolare attenzione alla componentistica che è la vera forza del Made in Italy”, ha dichiarato il ministro Adolfo Urso.
Anfia: “Fondi insufficienti”
Secondo Anfia – Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica, i fondi rimasti per l’industria automobilistica sono “del tutto insufficienti” per sostenere la riconversione del settore e compromettono la competitività delle aziende italiane. L’unica speranza ora è quella di recuperare parte dei fondi durante l’iter di approvazione parlamentare della Manovra. In caso contrario, i prossimi anni potrebbero rivelarsi estremamente difficili per l’industria automotive italiana, che rischia di affrontare una vera e propria paralisi.
Per l’associazione “l’automotive è il principale settore manifatturiero italiano, conta oltre 270mila addetti diretti, ha un fatturato di oltre 100 miliardi di euro ed è l’unico a cui è richiesta una trasformazione obbligatoria epocale in pochi anni. Inoltre, come ben noto a tutte le istituzioni, le aziende italiane oltre alle sfide del Green Deal, stanno anche affrontando una conclamata crisi industriale a livello nazionale, che, unita al forte calo dei volumi di mercato a livello europeo, sta mettendo seriamente a rischio la sopravvivenza di un’eccellenza italiana”
Il problema automotive in Italia
Il taglio agli incentivi auto arriva in un momento di forti tensioni tra Italia ed Europa, con il governo di Giorgia Meloni che continua a contestare il divieto di vendita di veicoli a benzina e diesel previsto per il 2035, proponendo di anticiparne la revisione al 2025, un anno prima rispetto al piano originale. E anche il settore non se la sta passando bene, visto il crollo di Volkswagen e i dazi sulle auto elettriche cinesi.
A fine settembre, il ministro Urso aveva presentato le richieste del Governo italiano alla Commissione Europea, sottolineando la necessità di “massicci investimenti pubblici e privati, analoghi a quelli americani, per favorire tecnologie avanzate e sostenere l’acquisto di auto elettriche, oggi fuori portata per molti lavoratori.” Ma con questi tagli, tali investimenti sembrano ormai poco attuabili in Italia.
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