Per la procura non ci sono dubbi: il presidente della Figc Gabriele Gravina, indagato per appropriazione indebita e autoriciclaggio, avrebbe incassato indebitamente 200mila euro, attraverso una triangolazione di società «presumibilmente in rapporti con Isg», specializzata in piattaforme digitali, alla quale il giorno prima di lasciare la Lega Pro aveva ceduto i diritti a «un prezzo sproporzionato». Rivisto l’anno successivo. L’operazione, sempre per i pm, sarebbe stata schermata con la vendita, poi andata in fumo, di una collezione di libri antichi. In modo da riscuotere la caparra. Una vera e propria contropartita. Per questo dopo che il gip Rosalba Liso ha respinto la richiesta di sequestro di 140mila euro, sostenendo che non ci siano abbastanza prove e che il testimone chiave, l’ex collaboratore di Gravina Emanuele Floridi, sia inattendibile, i pm si rivolti al Riesame. Sarà il Tribunale delle Libertà decidere. Un’inchiesta nata dalla segnalazione dell’Antiriciclaggio, alla quale si è aggiunto un dossier, veicolato dal pm della Dna Antonio Laudati, sulla base di documenti recuperati dal finanziere Pasquale Striano, entrambi indagati a Perugia per migliaia di accessi abusivi alle banche dati delle forze dell’ordine. Ieri in udienza i legali di Gravina, Leo Mercurio e Fabio Viglione, hanno «ribadito le condivisibili e puntuali argomentazioni del gip, che ha confermato la correttezza di Gravina».
L’ACCUSA
I soldi, per l’aggiunto Giuseppe Cascini, sarebbero serviti all’attuale presidente della Fgci per l’acquisto di un appartamento a Milano intestato a Lorenza Tella, figlia della sua compagna. Il contratto con Isg era nato dopo l’offerta presentata dalla società 2MG, già advisor della Lega Pro, rappresentata da Marco Bogarelli, morto nel 2021, e Giuseppe Ciocchetti, che nel contratto non compare. Prevedeva 250mila euro a stagione per i successivi cinque anni. Un contratto poi rivisto al ribasso.
Nel 2019, Gravina compra la casa, grazie a 350mila euro che Bogarelli presta alla figlia della compagna. Soldi che saranno restituiti pochi mesi dopo, quando lo stesso Gravina accende un mutuo e gira i soldi alla ragazza. Intanto il presidente della Figc decide di mettere sul mercato la sua pregiata collezione di libri antichi. Per questo si rivolge alla Gimgko, con la mediazione di Ciocchetti, e all’antiquario Alessandro Giovannini della Mizar srls, che attraverso una società inglese Wallector Ltd e una casa d’asta londinese, individuerebbe un acquirente: la caparra, che verrà riscossa entro 12 mesi in caso di retrocessione, è di 181mila sterline. Alla fine l’opzione non viene esercitata e Gravina incassa. La Gingko viene ripagata invece con 68 libri. Si legge nell’informativa della Finanza depositata dai pm che «il documento fiscale emesso dalla Wallector Ltd nei confronti della società finanziaria londinese Ginkgo investments limited è riconducibile all’imprenditore italiano Giovanni Prandi, leader della Assist group in rapporti commerciali con Figc-Gravina e avrebbe, quale causale, proprio il diritto di opzione in argomento». Conclude la Finanza: «il prezzo di opzione incassato da Gravina sarebbe rappresentativo della “retrocessione” di parte dei compensi originariamente incassati dalla londinese Isg, in forza del contratto stipulato nell’ottobre 2018». La somma (140mila euro) viene utilizzata per estinguere il mutuo.
NESSUNA PROVA
Scrive il gip nell’ordinanza con la quale ha rigettato il ricorso: «Non è dato apprendere da quale elementi si evinca che il contratto (per la vendita dei libri, ndr) fosse “evanescente” volto soltanto a far acquisire a Gravina circa 200 mila euro che poi costui, trasparentemente convogliava per 140mila euro sul propri conto personale ed utilizzava, per estinguere in parte il mutuo senza porre in essere, né prima né dopo, attività volte concretamente ad ostacolare la provenienza del denaro».
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