Che significato ha oggi l’espressione “filiera sostenibile”? E quali sono i trend del domani in settore come grande distribuzione, moda e finanza? Sono le domande al centro della seconda edizione del convegno, promosso dal giornale Avvenire e in particolare dall’inserto quindicinale Economia civile. Nell’accogliere e salutare i lettori di Avvenire, gli imprenditori e gli start upper, i professionisti del Terzo settore e i comunicatori presenti al palazzo della Triennale di Milano, il direttore del quotidiano cattolico, Marco Girardo ha invitato tutti a ragionare su come si possa tradurre il tema della sostenibilità in azioni concrete.
Ad aprire la serata nel Salone d’onore della Triennale è stata poi la director del gruppo di consulenza Brunswick, Elisa Lavagna, che ha presentato i dati principali della ricerca sulla filiera sostenibile: di fatto sintetizzando come “la sostenibilità rappresenti il nuovo standard per operare con successo: è una risposta alla normativa, un pilastro della reputazione e una strategia per la competitività. Chi investe nella sostenibilità oggi, costruisce un vantaggio durevole per il domani, contribuendo a creare un futuro migliore per l’intero sistema economico e sociale”.
Garantire pratiche sostenibili lungo tutta la catena di fornitura, assicurando tracciabilità e trasparenza in ogni fase è uno degli sforzi nei quali sono impegnate le imprese della grande distribuzione e di cui hanno discusso Carlo Alberto Buttarelli, presidente di Federdistribuzione, assieme a Vittorio Cino, direttore generale di Centromarca: entrambi hanno concordato sulla necessità di avere “prodotti accessibili e di qualità che possano essere acquistati dal più alto numero di persone”.
Ma è chiaro che la sostenibilità comporta anche dei costi per le aziende e a dispetto delle dichiarazioni di intento, secondo Cino, i comportamenti di acquisto che la convenienza al supermercato è ancora la motivazione principale per le famiglie italiane.
E, invece, nell’ambito della moda è ancora il prezzo o il valore a spingerci all’acquisto? Vestirsi è una scelta etica ed estetica che facciamo tutti i giorni: per questo serve un’alleanza tra consumatori e produttori, secondo Francesca Romano Rinaldi, direttrice del Monitor for Circular Fashion della Sda Bocconi. “L’economia circolare richiede che l’intera filiera cambi il suo paradigma, le direttive europee lo prevedono quindi dobbiamo adeguarci” ha aggiunto Giulio Bonazzi, amministratore delegato di Acquafil. Ma non bastano i proclami, è importante seguire l’Europa e dare maggiore peso alla sensibilità dei giovani sulla sostenibilità. “I giovani ci hanno rotto il giocattolo dell’iperconsumismo” ha aggiunto Paolo Iabichino, storica firma su Economia civile e fondatore dell’Osservatorio Civic Brands, lanciando un appello a tutti con un video mostrato in sala sul nuovo manifesto di Altroconsumo.
Dal consumo critico alla difficoltà di accesso al credito, su cui si è concentrata l’ultima tavola rotonda nella quale si è discusso di come finanziare il Terzo settore e di come questo rappresenti un’operazione di business come ha spiegato il responsabile Clienti istituzionali, Enti Religiosi e Terzo Settore di Banco Bpm, Paolo Landi rilanciando l’impegno della sua banca verso il mondo del non profit, dove è pure vero che gli “stakeholders sono moralmente coinvolti e impegnati in un comune obiettivo”. Dal canto suo, la presidente di Banca Etica, Anna Fasano, ha auspicato che tutte le banche possano essere di supporto al Terzo settore: “Se la finanza mette a disposizione più risorse sollecita e stimola l’innovazione sociale”. Eppoi la conclusione è toccata al professor Enrico Berbenni, titolare della cattedra in Credito cooperativo all’Università Cattolica del Sacro Cuore, che ha molto a cuore il concetto della biodiversità finanziaria e l’ha presentata facendo propria nel finale una citazione del liberale Luigi Einaudi: “Grosse e piccole banche sono, per concludere, non valori incompatibili fra di loro, ma piuttosto complementari… Ci può essere una circolazione utilissima fra tutte le categorie di banchieri”.
Prima di concludere la serata, sono state premiate tre start up, tra le trenta che sono state raccontate negli ultimi dodici mesi sulle pagine di Economia civile: al primo posto W3DS, che è riuscita a produrre un tipo di cemento ecosostenibile attraverso i gusci delle cozze, al secondo posto PlanEat, che ha creato una piattaforma di spesa online per contrastare lo spreco del cibo e al terzo posto Menabòh, che in una logica di moda sostenibile, trasforma abiti usati in nuovi capi.
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