Il vero punto interrogativo, in merito alla manovra del governo Meloni, riguardava non la destinazione ma le coperture. Vediamo in dettaglio. Poco più di due miliardi arriveranno dai tagli lineari, però poi modulati caso per caso, ai ministeri, allargati anche ai vertici degli enti pubblici che non potranno guadagnare più del presidente del consiglio. Un miliardo arriverà dalle detrazioni degli sgravi fiscali.
Un altro dal contributo delle Assicurazioni, due e mezzo dalle banche e buona parte dello scontro politico si articola proprio intorno a questa voce. Si tratta di una vera tassa o di un effettivo contributo?
Le banche, in pratica, rinvieranno di due anni l’incasso dei crediti di imposta. Insomma un prestito ma senza interessi. La strada indicata già una decina di giorni fa da Antonio Patuelli, presidente di Abi, è dunque quella che è stata poi effettivamente battuta: rinvio delle Dta, Imposte Differite Attive, i crediti d’imposta e interventi di minor peso sulle stock options.
Ma Patuelli insisteva per il rinvio di un solo anno, Giorgetti è riuscito a raddoppiare e questo effettivamente alle banche non fa alcun piacere. Ma gli istituti di credito sono riusciti a evitare il rinvio sine die.
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