Il racconto di Federica, oggi dirigente d’azienda nel settore marketing a Londra, ma tarantina fuggitiva dal 1996
“Ogni volta che torno a Taranto è come se mancasse sempre un pezzo.” – così comincia il racconto Federica, spiegandoci di come è emigrata da Taranto e ha cominciato una nuova vita prima al nord Italia e dopo all’estero. Lei, come tanti tarantini, è andata fuori per migliori prospettive lavorative. Come tanti, nel flusso della fuga di cervelli, da un territorio bello e fermo, non sempre in grado di valorizzare le risorse e di offrire prospettive a lungo termine.
Sei andata via da qui nel 1996, come mai?
“Ero una delle prime laureate in pubblicità e relazioni pubbliche, e qui non c’erano ancora prospettive di lavoro e possibilità concrete, così ho deciso di andarmene a Milano per qualche anno. Successivamente sono andata a Londra, dove ormai vivo da 15 anni.”
Cosa mancava qui, che invece hai trovato lì?
“La meritocrazia mancava e questo mi ha fatto molto arrabbiare. Nel mio settore ero l’unica nella mia città, Si cominciava a parlare a queste figure, venivano offerti posti pubblici a persone che non avevano alcun tipo di esperienza e li preferivano per conoscenza, raccomandazione. Sono tanti anni che le cose non sono cambiate e ci si muove per conoscenze e non vengono offerte reali prospettive ai giovani. Questo oggi purtroppo fa parte della nostra cultura, ed una delle prime cose che salta all’occhio è questa.“
Quindi non ce l’avresti fatta qui?
“Dico che mi sono fatta strada completamente da sola, lavoro da 25 anni e sono arrivata a dei livelli importanti. Probabilmente non avrei potuto fare quel tipo di lavoro qui.”
Tra i principali problemi che riscontrano i cittadini sul territorio c’è quello delle infrastrutture
“Le infrastrutture non le tocchiamo nemmeno, perché sono sotto gli occhi di tutti. Ci sono strade fatte male, come viale Jonio, quella che confluisce sulla litoranea. All’inizio ti ci abitui, ma poi noti sempre più buche e degrado, sporcizia, problemi. Un altro dei problemi riguarda l’apertura dei servizi, bar, ristoranti e attrattive. Sono tornata da Londra e dovevo vedermi con un’amica. Era tutto chiuso, di domenica pomeriggio, e siamo dovute andare al centro commerciale, dovendo quindi prendere l’auto. Mi sono chiesta come sia possibile, mi sono cadute le braccia a terra. In altre parti non è presente questa abitudine della siesta pomeridiana o queste chiusure continue. I negozi solitamente sono aperti con l’orario continuato. E’ davvero deludente per un turista.
Solo a Taranto esiste la siesta, la chiusura dei negozi il pomeriggio presto. Desolante sopratutto per i crocieristi. C’è un mortorio fino alle 5. Tutto a misura della vita locale, certo, ma se si vuole investire nel turismo e cambiare rotta i cittadini devono cambiare abitudini, devono tenere aperti il negozio e la cucina nei ristoranti ad orari che si adattino anche ai turisti. Quante volte le cucine aprono tardi e i turisti, che sono magari abituati a mangiare presto, sono scombussolati da questi ritmi così diversi.”
Quale messaggio vuoi trasmettere a chi sta lasciando questo territorio o a chi vorrebbe investire qui?
Cominciamo dai servizi, dalle piccole cose. Anziché aprire l’ennesimo ristorante, facciamo caso a tutta quella serie di servizi, pulmini, intrattenimento, perché manca tutto ciò che riguarda i bambini, lavoratori, attrattive turistiche. Manca tutto questo, i servizi. I giovani, se fossero aiutati dal punto di vista burocratico potrebbero fare davvero tanto, perché su alcune cose ci vuole davvero poco a metterle in piedi da zero. Manca quel tipo di mentalità che è invece presente in altre zone, che permetterebbe un maggior investimento su ciò che dovrebbe contare primariamente qui.”
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