Cogliardi, segretaria generale dello Spi-Cgil di Lecco: «Tre euro in più al mese, considerando i tagli sulle perequazioni già effettuati l’anno scorso, non fanno alcuna differenza nella quotidianità delle persone»
Tra le novità in arrivo con la nuova legge Finanziaria si attende un aumento pensionistico per i trattamenti minimi. Dopo l’aumento una tantum del 2,7% deciso dal Governo sulla Finanziaria per il 2024 le attese sono dunque per un aumento sulla base di una proroga della stessa misura sul 2025, a cui aggiungere la rivalutazione annuale all’aumento del costo della vita, con un adeguamento previsto per il 2025 per le pensioni minime intorno all’1%.
Sul punto le premesse non sembrano essere le migliori visto che dalle anticipazioni sul tema si passerebbe dagli attuali 614,77 euro al mese a 617,90 euro: 3,13 euro al mese in più, pari a 10 centesimi al giorno.
In Italia sono circa 2 milioni le persone che percepiscono una pensione minima, pari a un decimo del totale dei pensionati italiani.
A Lecco e provincia i pensionati totali sono 100mila e percepiscono 116mila assegni pensionistici (considerando quindi chi percepisce più di una pensione), che se si include il pubblico impiego diventano 126mila. E anche a Lecco, spiega la Cgil, la tendenza è uguale a quella nazionale, con uno su dieci (10mila persone) che percepiscono la minima.
«Quello che il Governo sta preparando con la nuova Finanziaria non dà risposte al potere di acquisto delle pensioni minime, un aumento irrisorio di tre euro, considerando i tagli sulle perequazioni già effettuati l’anno scorso, non fa alcuna differenza nella quotidianità delle persone». Lo afferma Giuseppina Cogliardi, segretaria generale dello Spi-Cgil di Lecco, che sottolinea anche come ciò colpirebbe soprattutto le donne, che nei dati sulle pensioni minime sono prevalenti con una quota del 51% rispetto agli uomini. Ciò perché, sottolinea Cogliardi, «sappiamo bene che le pensioni minime derivano da contributi bassi o da carriere lavorative interrotte, fattori normalmente più frequenti fra le donne».
Sul tema la Cgil lancia una mobilitazione nazionale in ogni capoluogo di regione, con una manifestazione di sciopero che in Lombardia avrà luogo la mattina del 30 ottobre a Milano: «In vista della Finanziaria di quest’anno abbiamo deciso di giocare d’anticipo, per non ritrovarci a prendere atto a dicembre, a manovra conclusa, di un taglio della rivalutazione delle pensioni, fermo restando che quest’anno i dati sull’inflazione saranno meno preoccupanti. Ma interveniamo – aggiunge – anche perché quando il ministro Giorgetti parla di sacrifici richiesti a tutti noi pensionati ci preoccupiamo. Dato il taglio subito sulle perequazioni delle pensioni siamo diventati più poveri mentre i costi del vivere continuano a crescere».
A preoccupare sono i cali di potere d’acquisto anche in relazione ai nuovi bisogni di welfare che emergono in una nazione che invecchia a ritmo sostenuto: «purtroppo – conclude Cogliardi – sappiamo che il nostro futuro è fatto di bisogni di cura, di assistenza sanitaria, i nostri iscritti riferiscono difficoltà di costo nel rivolgersi ai servizi privati. Meno potere d’acquisto e più spese non ci fanno guardare con serenità al futuro. Ora chiediamo un contrasto serio all’evasione, investimenti sulla sanità e per il sostegno ai non autosufficienti e alle famiglie che se ne prendono cura».
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