Il nuovo Avviso pubblico della Regione Calabria per il finanziamento delle produzioni audiovisive, aperto dal 15 ottobre e con scadenza il 16 dicembre alle 18, ha già suscitato discussioni accese. Al centro delle polemiche è la gestione dei fondi pubblici da parte della Cittadella regionale: alcuni osservatori ritengono che il bando favorisca produzioni esterne alla regione, alimentando una “colonizzazione” culturale del territorio. Il finanziamento ammonta a 5,9 milioni di euro ed è destinato alle imprese del settore cinematografico e audiovisivo, con l’obiettivo di promuovere e valorizzare la Calabria attraverso film, documentari e serie TV.
Obiettivi del bando e destinazione dei fondi
Il bando, che si propone di sostenere e promuovere il patrimonio calabrese , prevede diverse categorie di finanziamento. Le risorse sono suddivise in quattro ambiti distinti, riservati a grandi imprese e Pmi del settore audiovisivo che mirano a realizzare produzioni volte a promuovere il turismo, il patrimonio naturalistico, artistico e culturale della Calabria . I fondi derivano in parte dal Fesr Fse+Calabria 2021-2027 , con 3,2 milioni di euro, e dal Pac Calabria 2014-2020 , con 2,7 milioni di euro. La prima categoria del bando dispone di 3,9 milioni di euro per lungometraggi, fiction televisive, serie TV, docufilm e opere “factual”. Altri 800mila euro sono destinati ai documentari, mentre i cortometraggi ricevono 200mila euro. Infine, 1 milione di euro è riservato esclusivamente alle PMI per la produzione di lungometraggi, fiction, serie TV e docufiction.
L’obiettivo dichiarato è anche quello di promuovere tradizioni popolari e culturali, nonché aspetti religiosi e sociali della Calabria. Tuttavia, secondo alcuni esponenti politici locali, le risorse potrebbero finire per finanziare in prevalenza produzioni esterne, senza garantire un concreto ritorno economico o culturale per il territorio.
Le critiche del Partito Democratico e la questione delle ricadute sul territorio
I vertici del Partito Democratico in Consiglio regionale espresso hanno perplessità sulla gestione del bando, definendola “miope e poco fruttuosa per il settore dello spettacolo locale” . Le critiche riguardano in particolare il rischio che i fondi vengano assegnati a produzioni che non generano reali benefici a lungo termine per la Calabria, né sul piano economico né su quello dell’immagine. Il gruppo del PD punta il dito contro il ruolo della Calabria Film Commission, recentemente riorganizzata con Anton Giulio Grande che è passato da commissario a presidente. Secondo il PD, le risorse sarebbero state indirizzate a produzioni esterne che, pur beneficiando dei fondi pubblici calabresi, non contribuiranno realmente allo sviluppo del territorio.
I rischi di una “colonizzazione” culturale
Al centro del dibattito c’è il timore di una progressiva colonizzazione culturale della Calabria attraverso l’elargizione di fondi a produzioni esterne, che potrebbe limitarsi a sfruttare il patrimonio locale senza lasciare un impatto duraturo. In particolare, le critiche del Partito Democratico sottolineano che le produzioni nazionali e internazionali spesso si limitano a usufruire dei finanziamenti per poi spostare i benefici ei risultati economici altrove, privando così la Calabria di una valorizzazione concreta e continua del proprio patrimonio.
Il nodo principale riguarda l’assenza di significative ricadute sul territorio calabrese: i finanziamenti spesso non sembrano trasformarsi in occasioni reali di sviluppo o di valorizzazione dell’immagine regionale. Il Partito Democratico chiede pertanto una maggiore attenzione per la creazione di un sistema di incentivi che privilegi i produttori locali e che promuova progetti radicati nella cultura e nella società calabrese, invece di destinare le risorse pubbliche a chi offre vantaggi limitati per la comunità.
Un’opportunità da ripensare per il futuro del settore audiovisivo calabrese
Per la Calabria, questo bando rappresenta un’importante opportunità di promozione e valorizzazione, ma solo se le risorse saranno gestite in modo oculato e strategico. La richiesta delle opposizioni è chiara: i fondi dovrebbero essere utilizzati per sostenere produzioni locali e rafforzare il settore audiovisivo calabrese, favorendo l’occupazione e il talento regionale. Altrimenti, l’erogazione di contributi pubblici rischia di non portare a risultati concreti né per lo sviluppo del settore né per l’immagine della Calabria.
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