ANCONA La mancata iscrizione alla serie C, la disperazione dei tifosi, la rabbia esplosa sotto la sede del club, le giornate frenetiche per cercare di salvare il salvabile, il passaggio di consegne della matricola, l’uscita di scena di Tiong e poi il traguardo della D con una nuova società. Poteva non lasciare strascichi giudiziari lo psicodramma estivo dell’Ancona Calcio? A innescare le indagini della procura è stato Francesco Agnello, l’imprenditore di Torre Annunziata che lo scorso 26 giugno ha rilevato dal malese quella che era l’Us Ancona (spogliata dei marchi, in capo ai tifosi, e di ogni concessione dal Comune) attraverso l’acquisizione della società The Dream.
I fatti
In estate ha depositato una querela che ha fatto aprire più filoni di indagine. Uno è già prossimo alla conclusione. Si tratta del fascicolo aperto per diffamazione, che ha visto come indagato il sindaco Daniele Silvetti. Nel mirino dell’imprenditore, attivo nel settore delle acque minerali e dell’alimentare, erano finite delle esternazioni del primo cittadino: «Difficile commentare un comunicato così denso di inesattezze tecniche e dalle sfumature a dir poco intimidatorie. I cittadini anconetani hanno già ben chiaro chi sta bussando alla porta» aveva detto Silvetti, facendo riferimento a una precedente nota stampa inviata dai legali di Agnello, dove – tra le altre cose – veniva chiesto al Comune come era stato possibile pubblicare un bando rivolto alle società per iscrivere il club alla luce del closing suggellato pochi giorni prima.
Fatto sta, che il pm Andrea Laurino ha chiesto l’archiviazione. Non ci sono gli estremi per contestare la diffamazione. Il fascicolo, dunque, è destinato a morire. A meno che Agnello non si opponga all’istanza della procura. «È incommentabile» ha detto ieri Silvetti, reagendo all’azione legale partita dall’imprenditore campano, assistito dall’avvocato Michele Carluccio. «Non mi poteva spaventare di certo una denuncia per diffamazione. Mi lascia indifferente, non mi tocca proprio».
L’altro filone
Ma Agnello ha innescato anche un altro filone d’indagine, ancora aperto. Forte della procedura che lo ha portato, di fatto, ad essere il patron della matricola Us Ancona, ha reclamato la proprietà dei beni appartenuti al club. Si tratterebbe prevalentemente di macchinari e attrezzature che si trovano allo Stadio del Conero, casa del club biancorosso. Beni, dice lui, che sono sfuggiti al suo possesso. Di qui, la denuncia per furto, sporta contro ignoti. Lo scorso agosto, gli emissari dell’imprenditore si erano presentati al Del Conero reclamando poltroncine, panchine e arredi vari.
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