Tanti soldi, per poche case. E truffe da milioni e milioni di euro. E’ il grande intrallazzo del Superbonus 110, la misura varata dal governo Conte per l’efficientamento energetico delle abitazioni. Un sistema che, soprattutto nei primi anni, ha generato una spesa enorme per lo stato con quel sistema del 110 che ha permesso piccole e grandi speculazioni.
L’obiettivo era migliorare le prestazioni energetiche delle abitazioni in ottica green: cappotto, pannelli, infissi, caldaie. Insomma tutti interventi che se realizzati per migliorare la classe energetica lo Stato rimborsava al 110 nella prima versione del bonus. Come? Con le detrazioni fiscali, o con la cessione del credito di imposta, o ancora con lo sconto in fattura. Quest’ultimo sistema ha permesso molte furbate nel nostro Paese. E la Sicilia non è stata da meno.
Il Governo Meloni, una volta insediatosi, ha avviato una battaglia serrata al Bonus, stringendo sempre di più le maglie larghissime di una misura che fino ad oggi è costata 123 miliardi di euro allo Stato.
Risultati modesti in Sicilia
In Sicilia, il Superbonus 110% ha comportato una spesa pubblica di oltre 7 miliardi di euro, per il miglioramento dell’efficienza energetica di soli 30.864 edifici, una cifra che rappresenta appena il 2,2% del totale degli immobili residenziali presenti sull’isola. Questa percentuale evidenzia un impatto limitato rispetto ai costi, con una media di 227.469 euro spesi per ciascuna unità.
La situazione siciliana riflette un trend riscontrato anche a livello nazionale, con cifre ancora più elevate. In tutta Italia, infatti, la spesa del Superbonus ha quasi toccato i 123 miliardi di euro, interessando circa 500.000 immobili, ovvero appena il 4% degli edifici residenziali del Paese. Gli oneri complessivi rappresentano oltre 6 punti di PIL, e molti si chiedono se tali somme siano state spese in modo efficace. La misura, che aveva come scopo la riduzione delle emissioni e l’efficientamento energetico, ha beneficiato principalmente chi aveva maggiori possibilità economiche, piuttosto che le famiglie con redditi più bassi, spesso residenti in edifici in condizioni meno favorevoli.
In Sicilia, Calabria e Puglia, i risultati sono stati particolarmente deludenti. Mentre in regioni come il Veneto e l’Emilia Romagna il Superbonus ha raggiunto rispettivamente il 5,6% e il 5,4% degli edifici, in Sicilia la percentuale è stata ben inferiore. Un dato che alimenta il dibattito sull’efficacia della misura e su come le risorse pubbliche vengano impiegate per migliorare le condizioni abitative ed energetiche del Paese.
Infatti, secondo uno studio della Banca d’Italia, i benefici ambientali generati dal Superbonus compenseranno i costi sostenuti solo nel lungo periodo, circa 40 anni. Alcuni esperti internazionali, inoltre, suggeriscono che gli effetti sul clima sarebbero stati più significativi incentivando l’elettrificazione dei sistemi di riscaldamento e altre pratiche sostenibili.
Il Superbonus ha comportato una spesa elevata per lo Stato, soprattutto in Sicilia, dove però i risultati restano modesti.
I grandi intrallazzi
In questo contesto si sono consumate piccole e grandi truffe orchestrate per incassare il credito d’imposta. C’è chi ha incassato centinaia di migliaia di euro senza aver realizzato quanto dichiarato. Il tutto con il ruolo da protagonista di professionisti e tecnici che asseveravano interventi mai eseguiti o solo in parte realizzati.
Una delle ultime truffe scoperte, in Sicilia, ammonta a oltre 2, 3 milioni di euro. E rispecchia esattamente lo schema della truffa al Superbonus.
I finanzieri del Comando Provinciale di Palermo hanno arrestato un professionista, ora ai domiciliari, accusato di una complessa truffa legata al Superbonus 110%. Il soggetto avrebbe orchestrato un sistema di false dichiarazioni, emissione di fatture per operazioni inesistenti e indebita compensazione di crediti d’imposta inesistenti, per un valore complessivo che supera il milione e mezzo di euro.
Le indagini, condotte dalla Guardia di Finanza della Tenenza di Carini, sono iniziate grazie alla denuncia di un cittadino che aveva incaricato il professionista per lavori di riqualificazione energetica e sismica, sfruttando le agevolazioni del Superbonus 110%. Tuttavia, i lavori sono stati sospesi dopo un breve avvio, un modus operandi che è emerso in altri sette immobili nelle province di Palermo e Trapani.
Secondo quanto ricostruito dalle forze dell’ordine, il professionista avrebbe agito sia come ingegnere progettista che come direttore dei lavori e general contractor. Grazie a questa posizione, poteva controllare ogni fase del processo, dalla progettazione alla gestione dei crediti d’imposta. Dopo aver avviato i lavori, il professionista avrebbe presentato false dichiarazioni di avanzamento, attestando progressi che in realtà non erano stati fatti. In questo modo, ha potuto maturare crediti d’imposta inesistenti, poi monetizzati attraverso istituti bancari.
L’indagato avrebbe inoltre usato i crediti d’imposta fittizi per compensare debiti fiscali delle sue attività, compilando modelli di pagamento in modo artificioso. Per dare validità al suo piano, ha emesso fatture fasulle tramite le sue aziende di costruzioni.
A seguito dell’inchiesta, il Tribunale di Palermo ha disposto il sequestro preventivo di crediti per un valore di 1,66 milioni di euro e beni per un equivalente di oltre un milione. Tra i beni sequestrati figurano sette immobili, sette veicoli, quote societarie e altre risorse finanziarie. La Guardia di Finanza prosegue le indagini per smantellare l’intera rete e prevenire ulteriori frodi legate al Superbonus.
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