Durante tutta la lunga vicenda Alitalia-Ita, il ministro Giorgetti non ha mai perso la calma. Non l’ha persa quando le lavoratrici Alitalia chiedevano di essere riassunte, non l’ha persa quando ha chiuso d’imperio la trattativa in esclusiva con il fondo americano Cerberus aprendo la strada a Lufthansa, non l’ha persa quando ha scritto un decreto interpretativo farsesco per evitare la continuità aziendale tra Alitalia e Ita dimostrata nei tribunali.
Lunedì notte invece ha fatto sapere urbi et orbi di essere «furibondo» per la richiesta di sconto di 10 milioni chiesta dai tedeschi di Lufthansa per la chiusura dell’accordo di acquisizione di Ita Airways e ieri ha rincarato la dose spargendo veline con cui fa sapere che «non cede ai ricatti» dei tedeschi.
DOPO QUASI DUE ANNI di trattative serrate, l’accordo tra il ministero dell’Economia e Lufthansa per l’acquisizione di Ita Airways sembra non essere chiuso. Lunedì notte, a un passo dall’invio degli ultimi documenti a Bruxelles, la tensione è esplosa sulla questione del prezzo: la compagnia tedesca ha chiesto una rinegoziazione al ribasso per la seconda tranche del pagamento, prevista per fine anno e pari a 603 milioni di euro.
IN REALTÀ IL GOVERNO MELONI ha già svenduto Ita ai tedeschi prevedendo soli 325 milioni per il 41% di Ita che diverrà una loro compagnia regionale in gran parte fatta per riempire i lucrosi voli intercontinentali dagli hub della Germania, ovviando alla mancanza del colosso di Colonia nel terzo mercato mondiale del turismo. Lo stato italiano ha investito per la nascita di Ita airways 1,35 miliardi – più vari prestiti ponte per un altro miliardo – mentre l’accordo con Lufthansa stimava il valore della compagnia a soli 792 milioni con una perdita secca di ben 558 milioni in soli tre anni.
E ORA, DOPO CHE ITA ha dovuto rinunciare anche ai lucrosi slot di Linate e Fiumicino per le imposizioni dell’antitrust europeo, il ministro Giorgetti si sta impuntando per poche decine di milioni – c’è chi dice 10 ma al governo parlano di 50 – proprio in dirittura di decollo.
Lo sconto richiesto da Lufhansa non riguarda solo il calo di valore – legato anche ai risultati non brillanti della nanocompagnia – c’è anche la questione delle cause di lavoro vinte dai dipendenti Alitalia per le quali Lufthansa aveva già previsto una riduzione sul prezzo – il tutto in attesa della pronuncia della Corte costituzionale sul decreto interpretativo con cui Giorgetti ha imposto la non continuità fra le due aziende, facendo ribaltare in appello l’esito di molte sentenze di primo grado.
L’IMPRESSIONE È che comunque alla fine un accordo si troverà anche perché il Memorandum non prevede una deadline precisa e – oltre alle parti in causa – anche la commissione Ue ha tutto l’interesse a trovare una soluzione.
Molto preoccupati però si dicono i sindacati. «La discussione in atto al Mef sul futuro di Ita sia incentrata sullo sviluppo della compagnia e sul futuro dei lavoratori – chiede il coordinatore nazionale del trasporto aereo della Filt Cgil Fabrizio Cuscito – la chiusura dell’operazione sia legata allo sviluppo della flotta, all’ampliamento del network della compagnia, all’aumento degli organici che permetta il recupero di lavoratori in cassa integrazione, alla stabilizzazione dei tempi determinati e al rinnovo del contratto nazionale vicino alla scadenza. Chiediamo di essere coinvolti per avere informazioni chiare». «Chiediamo una convocazione urgente perché non accetteremo in alcun modo un futuro incerto per le migliaia di lavoratrici e lavoratori di Ita Airways, dell’indotto e di chi è ancora in cassa integrazione», commenta il segretario nazionale Ivan Viglietti della Uilt.
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