Il muro di sostegno o di contenimento costituisce una costruzione vera e propria e quindi assoggettabile al rispetto delle distanze tra edifici. Lo ribadisce la Cassazione
La distinzione tra un semplice muro di confine e una struttura che funge da contenimento per terreni artificialmente modificati può avere implicazioni significative in ambito legale. Il caso di cui ci occuperemo oggi mette in luce le sfide legate alla definizione di “costruzione” e al rispetto delle distanze legali, sollevando interrogativi sulla protezione dei diritti di proprietà e sull’equilibrio tra le esigenze dei vicini. La decisione della Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 20323/2024, pertanto, non solo chiarisce la normativa vigente, ma offre anche spunti di riflessione sulle dinamiche relazionali tra proprietari confinanti e sull’importanza della conformità alle leggi edilizie.
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Un muro di contenimento tra due proprietà a dislivello deve rispettare le distanze legali?
I proprietari di un fabbricato con giardino posto su un naturale declivio, citavano in giudizio i loro vicini presso il Tribunale. Il motivo? I vicini convenuti, la cui proprietà si trovava in posizione più alta, avevano costruito un muro che, sebbene fungesse da confine, era considerato dagli attori una costruzione illegittima poiché costituiva un contenimento per un terrapieno creato artificialmente.
A loro parere, questa costruzione violava le distanze legali e creava una servitù di veduta e una servitù di scolo per le acque meteoriche, poiché il muro presentava aperture per lo scarico delle acque. Pertanto, gli attori chiedevano l’accertamento delle violazioni e la condanna dei convenuti alla rimozione delle opere illegittime e al risarcimento dei danni.
I vicini convenuti in giudizio si difendevano sostenendo che il muro non fosse stato una costruzione, ma semplicemente un confine.
Gli attori chiedevano quindi la rimessione in pristino dei luoghi anche sulla scorta di una modifica del piano originario di campagna operato dai proprietari del muro.
Il Tribunale, attraverso una consulenza tecnica d’ufficio (CTU), stabiliva che il muro fosse da considerarsi una costruzione illegittima, ordinandone la demolizione o l’arretramento fino alla distanza legale dal fondo degli attori, in più condannava i convenuti a rimborsare parte delle spese legali.
Successivamente, anche la Corte d’Appello disponeva un risarcimento danni a causa di quel muro, per cui i proprietari del manufatto incriminato decidevano di ricorrere in Cassazione.
Corte di Cassazione: un muro di confine se modifica il piano di campagna originario deve intendersi quale costruzione da assoggettarsi al rispetto delle distanze
Gli ermellini relativamente alla questione del muro di contenimento ricordano che secondo giurisprudenza consolidata, è stato stabilito che un muro destinato a contenere un terrapieno artificiale deve essere considerato una costruzione.
La giurisprudenza, come evidenziato nell’ordinanza della Cassazione n. 16975 del 14/06/2023, chiarisce che:
in tema di muri di cinta, qualora l’andamento altimetrico di due fondi limitrofi sia stato artificialmente modificato, così da creare tra essi un dislivello che prima non esisteva, il muro di cinta viene ad assolvere, oltre alla funzione sua propria di delimitazione tra le proprietà, anche quella di sostegno e contenimento del terrapieno creato dall’opera dell’uomo; conseguentemente, esso va equiparato ad una costruzione in senso tecnico-giuridico agli effetti delle distanze legali ed è assoggettato al rispetto delle distanze stesse.
quando l’andamento altimetrico di due fondi è stato artificialmente modificato creando un dislivello, il muro non solo delimita le proprietà, ma assolve anche alla funzione di sostegno e contenimento del terrapieno creato dall’uomo. Pertanto, tale muro deve essere equiparato ad una costruzione ai fini delle distanze legali e deve rispettare tali distanze.
In merito alla liquidazione dei danni, la Cassazione ha accolto parzialmente le censure dei ricorrenti, ritenendo infondato il riconoscimento del danno senza un’adeguata analisi delle prove e delle allegazioni presentate dalle parti. La Corte ha sottolineato che la liquidazione del danno deve essere effettuata tenendo conto della temporaneità della lesione e della diminuzione del valore della proprietà, elementi che devono essere specificamente allegati dal danneggiato.
In conclusione, la decisione dei giudici sulla liquidazione dei danni è stata ritenuta carente sotto diversi profili, portando alla necessità di una nuova valutazione da parte della Corte d’Appello per garantire una quantificazione equa e giuridicamente valida del danno subito dai proprietari confinanti.
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