Politica e Sanità
04 Novembre 2024
La Fondazione Gimbe in audizione sul Ddl Bilancio: i conti per la sanità non tornano. Rispetto alle misure previste, mancano € 19 miliardi da qui al 2030. La Fondazione ha presentato le proprie proposte per il finanziamento Ssn
di Redazione Farmacista33
“Il Disegno di Legge sulla Manovra 2025 è molto lontano dalle necessità della sanità pubblica: le risorse stanziate non bastano a risollevare un Servizio Sanitario Nazionale (SSN) in grave affanno, sono ampiamente insufficienti per finanziare tutte le misure previste dalla Manovra e mancano all’appello priorità rilevanti per la tenuta della sanità pubblica”. Queste le criticità principali emerse dall’audizione della Fondazione GIMBE presso le Commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato, dove il Presidente Nino Cartabellotta, ha invitato a “non utilizzare la sanità come terreno di scontro politico”. Queste le sue proposte.
Fondo sanitario nazionale
Cartabellotta ha spiegato come il titolo dell’art. 47, “Rifinanziamento del Fabbisogno Sanitario Nazionale Standard”, e la modalità di presentazione degli importi risultino fuorvianti: vengono infatti riportati solo gli incrementi cumulativi del FSN, invece delle risorse aggiuntive annuali e della rideterminazione del FSN. Per maggiore chiarezza, la Fondazione suggerisce di rinominare l’articolo in “Fabbisogno Sanitario Nazionale Standard” e di esplicitare per ogni anno l’incremento in valore assoluto e l’importo complessivo del FSN.
L’incremento di 2,5 miliardi di euro per il 2025, che porta il FSN a 136,5 miliardi, rappresenta solo un incremento dell’1% rispetto al 2024. Negli anni successivi, gli aumenti risultano modesti: +3% nel 2026, e valori progressivamente decrescenti fino al +0,8% nel 2030. In termini di PIL, il FSN passerà dal 6,12% del 2024 al 6,05% nel 2025, scendendo ancora al 5,7% entro il 2029, segno di un disinvestimento continuo nella sanità pubblica.
Misure previste e gap di finanziamento
La Fondazione ha evidenziato che il costo delle misure previste dall’art. 47 della Manovra 2025 ammonta a circa 21,4 miliardi di euro per il periodo 2025-2030, cifra a cui si aggiungono 7,6 miliardi per i rinnovi contrattuali del personale sanitario. Considerando un impatto complessivo di oltre 29 miliardi, le risorse stanziate risultano insufficienti, creando un divario di circa 19 miliardi. Anche le Regioni più virtuose avranno difficoltà a implementare le misure della Manovra senza dover tagliare servizi o aumentare le imposte regionali.
Diverse priorità essenziali restano escluse dalla Manovra 2025: un piano straordinario per assumere medici e infermieri, l’abolizione del tetto di spesa per il personale e risorse adeguate per incentivare il lavoro nel SSN. Mancano inoltre fondi per ridurre il payback sui dispositivi medici e per coprire il superamento della spesa farmaceutica diretta, mentre l’aggiornamento dei LEA rischia di slittare.
Secondo l’OCSE, la spesa sanitaria crescerà in media del 2,6% annuo fino al 2040 a causa dell’invecchiamento della popolazione, dei costi dei farmaci e delle nuove tecnologie. Gli incrementi della Manovra 2025, essendo al di sotto di questo tasso, non sono sufficienti per sostenere il SSN, generando un gap stimato di 12 miliardi entro il 2030.
Proposte per il rifinanziamento del SSN
Per rilanciare davvero il SSN – ha continuato il Presidente – è indispensabile avviare un rifinanziamento progressivo accompagnato da coraggiose riforme di sistema. Perché aggiungere fondi senza riforme riduce il valore della spesa sanitaria, mentre fare riforme senza maggiori oneri per la finanza pubblica crea solo scatole vuote, come il DL anziani, il DL liste di attesa e il DdL sulle prestazioni sanitarie. Nonostante la stagnante crescita economica, gli enormi interessi sul debito pubblico e l’entità dell’evasione fiscale, con un approccio scientifico e la giusta volontà politica è possibile pianificare un incremento percentuale annuo del FSN, al di sotto del quale non scendere, a prescindere dagli avvicendamenti dei Governi”.
Secondo la Fondazione, nell’impossibilità di aumentare la spesa pubblica totale visto il balzo del PIL nel breve-medio termine e i vincoli EU sul debito, occorre puntare sulla combinazione delle altre strategie proposte dall’OCSE. Innanzitutto, aumentare le risorse per la sanità, riallocandole da altri capitoli di spesa pubblica e/o introducendo tasse di scopo, in particolare su prodotti che danneggiano la salute (sin taxes): sigarette, alcool, gioco d’azzardo, bevande e prodotti zuccherati, e/o tassando i redditi milionari e/o gli extra-profitti di multinazionali.
In secondo luogo, rivalutare i confini tra spesa pubblica e spesa privata: previo aggiornamento efficace dei Livelli Essenziali di Assistenza (le prestazioni che il SSN è tenuto a fornire a tutte le persone, gratuitamente o dietro pagamento di ticket), occorre attuare una “sana riforma” della sanità integrativa che permetta di coprire i bisogni di salute aumentando la spesa intermediata e riducendo quella pagata di tasca dai cittadini (out-of-pocket); rivedere le compartecipazioni alla spesa sanitaria; incentivare, previa definizione di una governance nazionale, le partnership pubblico-privato.
Infine, attuare un Piano Nazionale di disinvestimento da sprechi e inefficienze per aumentare il valore della spesa sanitaria.
“È ormai tempo di rimboccarsi le maniche – ha concluso Cartabellotta – abbandonando sia i proclami populisti del Governo sia le proposte irrealistiche di rifinanziamento delle forze di opposizione, evitando di fare della sanità un campo di battaglia politica. Perché senza un adeguato potenziamento del SSN con adeguate risorse e coraggiose riforme di sistema, non resterà che assistere impotenti al suo declino: vedremo dissolversi la sua funzione di tutela universale della salute, disattendendo il principio sancito dall’art. 32 della Costituzione. Di conseguenza, è indispensabile ripensare le politiche allocative del Paese per contrastare la progressiva demotivazione e fuga del personale sanitario dal SSN, le difficoltà di accesso alle innovazioni farmacologiche e tecnologiche, le diseguaglianze nell’accesso a servizi e prestazioni sanitarie, l’aumento della spesa privata e la rinuncia alle cure. Altrimenti, diremo definitivamente addio all’universalismo, all’uguaglianza e all’equità, princìpi fondanti del SSN”.
TAG: MANOVRA FINANZIARIA, RISORSE PER LA SANITà, GIMBE, LEGGE FINANZIARIA
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