Spumanti tarocchi, “vino” dealcolato e fondi per la ricerca. Questi e molti altri sono stati i temi al centro della Consulta vitivinicola piemontese della Coldiretti che, riunitasi a Torino, ha visto la partecipazione di Domenico Bosco, responsabile Ufficio Vitivinicolo nazionale di Coldiretti.
“Abbiamo posto l’accento sulla produzione di bevande che niente hanno a che fare con i nostri spumanti, ma che vengono vendute, soprattutto in America, con nomi che richiamo i nostri territori e vitigni, oltre che con lo stesso formato di bottiglie e packaging, pur trattandosi di bevande tipo spumanti aromatizzati con l’aggiunta di aromi, edulcoranti, coloranti e CO2 artificiale e alcool, sostanze notoriamente vietate nei vini, che conferiscono gusti fruttati, ma che sono ben lontani dalle eccellenze dei vini spumantizzati dai nostri viticoltori piemontesi” afferma Enrico Nada, Presidente di Coldiretti Cuneo.
“Altro passaggio importante sottolineato nella Consulta – spiega il Direttore di Coldiretti Cuneo, Fabiano Porcu – riguarda i vini dealcolati, sicuramente richiesti da una nicchia di mercato, ma che non andrebbero chiamati ‘vini’ poiché il processo produttivo è palesemente diverso rispetto al secolare processo di trasformazione dell’uva in mosto e quindi in vino. È importante anche investire nelle nuove tecnologie per digitalizzare il comparto, aprendo a nuove posizioni lavorative come i dronisti, capaci di pilotare i droni, decisamente utili nei vigneti. Come anche, è necessario che il Ministero concentri le risorse sulle tecnologie di evoluzione assistita (TEA) che offrono nuove prospettive per far fronte ai cambiamenti climatici”.
L’elemento che caratterizza maggiormente la nuova stagione del vino italiano è l’attenzione verso la sostenibilità ambientale, con 4500 ettari coltivati a biologico in Piemonte, le politiche di marketing e il rapporto sempre più diretto con i consumatori attraverso l’enoturismo – sottolinea Coldiretti Cuneo – che è diventata una pratica sempre più diffusa grazie agli imprenditori che aprono ai visitatori le loro cantine e le loro aziende per far conoscere direttamente tutta la filiera, dalla vigna alla bottiglia, garantendo così di acquistare ed assaggiare un prodotto veramente tracciabile.
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