Al-Qard Al-Hassan, meglio nota come “la banca di Hezbollah” è un istituto finanziario che eroga microcrediti in Libano, una risorsa di successo in un Paese in cui il sistema bancario tradizionale è collassato. Fa parte di una rete di associazioni, scuole e ospedali che ne hanno consolidato la popolarità all’interno della comunità sciita e non solo. Secondo Israele, nelle casse di Al-Qard al-Hassan sarebbero depositati miliardi di dollari appartenenti agli alleati dell’Iran. Si tratta dell’istituto le cui filiali sono nel mirino delle Idf in questi ultimi giorni: domenica 20 ottobre, infatti, l’esercito israeliano ha condotto un’ondata di attacchi aerei in tutto il Libano, prendendo di mira diverse filiali dell’ente.
Il meccanismo della Al-Qard Al-Hassan si fonda sui principi della finanza islamica: si tratta di un modo di gestire il denaro e di fare affari rispettando i principi morali islamici in campi come il risparmio, gli investimenti e i prestiti per acquistare una casa. Il nome della “banca di Hezbollah” si traduce in “prestito benevolo“, alla luce del fatto che l’Islam proibisce di guadagnare sugli interessi. I prestiti, solitamente, non superano i 5.000 dollari e sono garantiti da pegni come depositi di oro, gioielli o altri beni di valore. Offre anche conti di risparmio e trasferimenti finanziari, ed elabora i pagamenti. La banca è stata fondata nel 1983 per servire la comunità sciita, ma ha acquisito più clienti nel 2019, quando il sistema bancario è praticamente crollato. Ha più di 30 filiali in tutto il Libano, di cui 15 in zone densamente popolate del centro di Beirut e nei suoi sobborghi e opera con una licenza concessa dal governo libanese.
Il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha sanzionato la banca nel 2007, sostenendo che Hezbollah utilizzi Al-Qard Al-Hassan come copertura per gestire “attività finanziarie e ottenere l’accesso al sistema finanziario internazionale”: mentre finge di servire il popolo libanese, l’istituto sposterebbe illecitamente fondi attraverso conti fittizi e mediatori, esponendo le altre istituzioni finanziarie libanesi a possibili sanzioni. Il defunto leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha citato spesso la banca nei suoi discorsi pubblici. Soprattutto nel 2020, quando l’istituto di credito venne hackerato, e i nomi di tutti i suoi clienti vennero resi pubblici. Il gruppo di hacker, chiamato SpiderZ , pubblicò elenchi di depositanti e debitori dell’associazione, dettagli sul valore dei prestiti e il suo budget.
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Le informazioni che emersero in quell’occasione mostrarono che Al-Qard al-Hassan non era solo un’istituzione gestita da Hezbollah, bensì la principale struttura finanziaria ed economica del gruppo in Libano. Attraverso questo ramo, Hezbollah si è servito dei clienti, dei depositanti e delle loro aziende per prendere in prestito decine di milioni di dollari da istituti finanziari libanesi e dalla Banca Centrale, e li ha utilizzati per finanziare le sue operazioni in Libano e nella regione. Smascherando il ramo finanziario di Hezbollah, gli hacker riuscirono a spingere i depositanti a ritirare il loro denaro, per paura di sanzioni o restrizioni, generando una spirale di sfiducia nei confronti del sistema da parte della popolazione libanese sciita.
Hezbollah, emersa come forza dominante nel 1982, ha a lungo fatto affidamento su reti hawala: si tratta di una parola araba che significa “scambiare” e indica un sistema di rimessa alternativo, nato per trasferire fondi legittimi e con finalità lecite, eliminando totalmente il rischio legato al trasporto internazionale delle valute. Questo sistema consente di muovere denaro senza muovere denaro, in modo rapido ed economico senza il coinvolgimento delle istituzioni finanziarie. Questo e altri meccanismi finanziari sono serviti a costruire e mantenere il sostegno, specialmente tra la popolazione sciita del Libano.
Al-Qard al-Hassan gode dell’autorizzazione del Ministero degli Interni del Libano come ente di beneficenza piuttosto che come banca commerciale. Nonostante ciò, negli ultimi anni ha assunto un ruolo importante nella vita economica del Paese, con quasi mezzo milione di collaboratori. Nel 2019 ha dichiarato di essere stata responsabile di due milioni di prestiti per un totale di 4,3 miliardi di dollari dalla sua creazione nel 1983. Il suo successo si spiega con il fatto che, all’inizio, propose prestiti a tasso zero che consentivano di avviare piccole attività economiche come pagare l’istruzione, sposarsi o acquistare macchine da cucire: l’idea era di dare alle famiglie una seconda fonte di reddito familiare. Ma nel corso degli anni, Al-Qard Al-Hassan è diventato un elemento cruciale nella strategia di Hezbollah.
Le Idf hanno sostengono che uno degli attacchi degli scorsi giorni ha preso di mira un caveau situato al di sotto di un ospedale a Beirut, che, a loro dire, nascondeva 550 milioni di dollari destinati a finanziare le attività militari di Hezbollah. Queste risorse finanziarie, sostiene Israele, sono essenziali affinché Hezbollah continui ad acquistare armi e a pagare i combattenti. I funzionari della difesa israeliani sostengono che Al-Qard Al-Hassan è responsabile della salvaguardia di ben 750 milioni di dollari all’anno in finanziamenti iraniani, oltre ai ricavi provenienti da altre attività criminali di Hezbollah, tra cui il traffico di droga e il riciclaggio di denaro sporco.
A capo della banca libanese c’è Husayn al-Shami, leader storico e membro del Consiglio della Shura. Dopo che al-Shami fu designato come terrorista dal Tesoro degli Stati Uniti nel 2006, la banca ha intensificato il proprio ruolo nel network finanziario di Hezbollah. L’organizzazione collabora strettamente con la Bank Saderat Iran, unico istituto bancario iraniano ad accettare conti di Hezbollah. Le sanzioni hanno costretto Bank Saderat a trovare nuove vie per trasferire denaro, potenzialmente ricorrendo al sistema hawala. Nonostante la temporanea revoca delle sanzioni europee a seguito del JCPOA del 2015, l’amministrazione Trump ha successivamente richiesto al Libano di chiudere la Bank Saderat e altri istituti bancari con legami siriani. Ad oggi, l’istituto di microcredito continua a essere un punto nevralgico anche per le transazioni delle sussidiarie della Martyrs Foundation, inserite nella lista nera dal Tesoro americano nel 2020.
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