Torino quarta in Italia come numero di iscritti. Quattromila, meglio solo Milano, Roma e Napoli. Mentre a livello nazionale l’albo al 31 dicembre 2023 conta 124mila persone, +0,1% rispetto allo stesso periodo del 2022. Iscritti in crescita da 15 anni, se pensiamo che nel 2007 erano 107mila. Numeri confortanti per i commercialisti, abbinati all’ottimismo per i player stranieri che vogliono investire in Piemonte. Lo stato di salute della professione, ma soprattutto il modo migliore per attrarre investimenti sono al centro del 33esimo congresso Ama (Arc Méditerranéen des Auditeur) di Torino, con commercialisti e professori contabili di Italia, Francia e Spagna. Incentivi per attrarre dall’estero investimenti e capitale umano, sfide e opportunità che comportano i bilanci di sostenibilità che le aziende europee devono redigere per offrire una visione chiara sulle pratiche ambientali, sociali e di governance. Questi i temi affrontati in via Carlo Alberto, sede dell’Ordine.
Ad aprire i lavori, Manuel Ibanez, presidente di Ama. Poi Luca Asvisio, presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Torino, ha sottolineato la nuova vita del capoluogo come «città rinata sotto tanti punti di vista, meno industriale ma più aperta verso investitori stranieri».
Ma come incentivare gli investimenti? Il Piemonte è la prima regione in Italia ad avere creato uno strumento per attrarre e finanziare le aziende estere: il contratto di insediamento, che favorisce arrivo o sviluppo di investimenti di grandi imprese tramite nuovi insediamenti o l’ampliamento di sedi già presenti, afferenti a stabilimenti produttivi, centri di ricerca e centri servizi, che generino nuova occupazione qualificata. Il contributo a fondo perduto è di 10 milioni e 600mila euro. Poi c’è il bando Switch (contributo da 80 milioni) per ricerca industriale, sviluppo sperimentale e innovazione delle imprese della ricerca piemontese. Infine, 30 milioni vogliono favorire gli investimenti del sistema produttivo in Piemonte e in questo caso oltre al contributo a fondo perduto c’è anche un finanziamento agevolato.
Ma gli strumenti non finiscono qui, come spiega Giuseppe Buonocore, presidente Ugdcec di Torino: «Il nostro regime fiscale offre vantaggi a chi investe in Italia con il “consolidato fiscale”. Basta costituire una holding con sede in Italia che acquisisce l’impresa. La normativa sul Reshoring – prosegue – riguarda non solo le aziende estere ma anche quelle italiane andate all’estero e vogliono fare ritorno da noi. C’è una detassazione che consiste nella diminuzione del 50% dell’imponibile su cui si calcolano le imposte dirette. E poi c’è la Pex, esenzione fiscale dalle plusvalenze. Se ad esempio una società francese investe almeno il 25% in una società italiana, quando venderà avrà una detassazione del 95% sulle plusvalenze».
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