Un esempio di impianto agrivoltaico con pannelli biassiali, in grado di spostarsi per seguire i movimenti del sole. Crediti foto: Universit� Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza,
I giapponesi lo chiamano solar sharing, condivisione del sole. In Italia parliamo di “agrivoltaico”, ma il principio rimane lo stesso: unire la produzione di energia solare fotovoltaica alle coltivazioni. Soddisfacendo due esigenze allo stesso tempo: dare continuit� alla produzione agricola e spingere sullo sviluppo delle energie rinnovabili, tassello fondamentale della transizione energetica.
Il bando Pnrr che incentiva questi sistemi ha ricevuto richieste per 920 milioni. In Emilia-Romagna Casalasco ha lanciato il primo impianto per i pomodori, in Calabria Enea ed Ef Solare “testano” i limoni. I software regolano luce e irrigazione
Il sistema, in sintesi, permette di coltivare le piante sotto o intorno ai pannelli solari, ottimizzando l’uso del terreno disponibile. E le infrastrutture necessarie alla produzione di energia collaborano in modo proficuo con le coltivazioni: creando l’ombreggiamento, ad esempio, i pannelli riducono la richiesta di acqua delle piante, proteggendole anche contro la grandine e altri fenomeni atmosferici estremi, resi pi� frequenti dalla crisi climatica.
I requisiti normativi
La normativa italiana prevede due requisiti principali per i sistemi agrivoltaici: i pannelli devono avere un’altezza minima da terra di 2,10 metri e l’impianto non pu� ridurre di oltre il 30 per cento la superficie coltivabile. Nonostante alcune proteste e opposizioni, questo nuovo approccio comincia a prendere piede. In una nota del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica si legge che il bando Pnrr per incentivare lo sviluppo dell’agrivoltaico innovativo ha visto arrivare 643 richieste di partecipazione da parte degli operatori, per un valore di circa 920 milioni di euro rispetto all’1,1 miliardo stanziato. Un risultato che il Ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, ha definito �incoraggiante�.
Le imprese
Le imprese agricole non sono restate a guardare. Tra queste c’� Casalasco, nata come una piccola cooperativa nel 1977 e diventata oggi la prima filiera di pomodoro integrata, dalla semina nei campi al prodotto nello scaffale. Con un investimento da due milioni di euro, l’azienda ha avviato un progetto sperimentale per realizzare il primo parco agrivoltaico italiano dedicato alla coltivazione del pomodoro. �Per un’azienda come la nostra, che aggrega 800 imprese agricole, il territorio � un elemento fondamentale e da tutelare in ogni modo. Grazie all’innovativo parco agrivoltaico, che insieme all’energia prodotta dall’impianto di cogenerazione coprir� il 90 per cento del fabbisogno energetico dello stabilimento, contribuiamo a ridurre l’impatto della filiera agricola senza sottrarre superfici alle coltivazioni�, dice Costantino Vaia, ceo del gruppo Casalasco. �Siamo convinti che solo grazie all’innovazione sostenibile sar� possibile mitigare i cambiamenti climatici. L’impianto agrivoltaico fa parte di un progetto pi� ampio, Filiera Casalasco, che prevede un investimento complessivo di 24 milioni di euro in quattro anni per ridurre l’impatto delle nostre produzioni�.
Esteso su una superficie di circa due ettari vicino allo stabilimento di Fontanellato, in provincia di Parma, l’impianto sar� operativo dalla fine del 2025. A caratterizzarlo saranno pannelli fotovoltaici posizionati su strutture metalliche con un’altezza di circa cinque metri, per consentire il normale svolgimento delle attivit� agricole. Non solo: grazie a un software sviluppato in collaborazione con l’Universit� Cattolica di Piacenza, i pannelli biassiali saranno in grado di orientarsi per assorbire pi� energia solare possibile, garantendo la giusta quantit� di luce e ombra alle coltivazioni. �Sfruttando una serie di algoritmi, la nostra piattaforma di calcolo prevede il movimento del sole e la relativa posizione del pannello, determinando l’ombreggiamento a terra con una simulazione 3D. A quel punto, calibreremo un modello di crescita che simula la risposta della coltura alle variazioni di luce e ombra�, spiega Stefano Amaducci, ordinario di Agronomia e Coltivazioni Erbacee dell’Universit� Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, che ha coordinato il progetto.
Il sistema, continua il professore, presenta diversi vantaggi. Il primo � che �permette di bilanciare l’aspetto economico della produzione di energia con quello della resa agricola, dando la possibilit� di scegliere quale privilegiare a seconda delle necessit�. Il secondo � legato in particolare alla coltura del pomodoro: �L’iniziativa di Casalasco ci permette di raccogliere informazioni che renderanno pi� preciso l’algoritmo: non solo definiremo le migliori modalit� di movimentazione dei pannelli, ma capiremo anche come regolare l’irrigazione e la concimazione delle piante di pomodoro�.
Tecniche a confronto
Iniziative simili stanno prendendo piede anche in altre parti del nostro Paese. A Scalea, in Calabria, Enea e l’operatore elettrico Ef Solare Italia stanno realizzando un polo agrivoltaico all’avanguardia composto da impianti con diverse configurazioni tecnologiche, dotati di pannelli fotovoltaici bifacciali ad alta efficienza e di sistemi di sensoristica avanzata. L’energia elettrica prodotta potr� essere accumulata oppure usata per dissalare acqua salmastra da destinare all’irrigazione. L’obiettivo di questo hub sperimentale, al quale partecipano anche le aziende Le Greenhouse, per la parte agricola, e Set Energie, per quella elettrica, � fare un doppio confronto: sia tra le piante di limoni coltivate sotto impianti con configurazioni diverse, sia tra le coltivazioni di limoni sotto gli impianti agrivoltaici e quelle in campo aperto. Un passo in pi� per capire quale forma di “condivisione del sole” risulter� pi� vantaggiosa in termini di produttivit�, qualit� e propriet� del suolo.
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