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Corso queer all’Università di Sassari: la polemica è diventa internazionale #finsubito richiedi mutuo fino 100%


Le lezioni del prof Zappino sono sotto attacco, ma raccolte firme, colleghi e simpatizzanti difendono la libertà di insegnamento.

Il corso “Teorie di genere e queer” del docente e ricercatore Federico Zappino dell’Università di Sassari è da alcune settimane al centro di un acceso dibattito ormai diffuso ben oltre i confini accademici. Il corso, che esamina i concetti di genere e sessualità da una prospettiva critica, è infatti diventato oggetto di aspre contestazioni e accorate difese, culminate in petizioni e interrogazioni parlamentari che stanno infiammando il dibattito pubblico.

Le origini del caso e le polemiche

Attivato per la prima volta nel 2022, il corso di “Teorie di genere e queer” ha scatenato reazioni contrastanti. Da un lato, circa 1.200 firme chiedono di eliminare quella che i critici definiscono “ideologia gender” dall’università; dall’altro, oltre 3.000 accademici, intellettuali e sostenitori della libertà di insegnamento hanno espresso la loro solidarietà a Federico Zappino e difeso la libertà accademica sancita dall’articolo 33 della Costituzione Italiana che stabilisce chiaramente che “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”, proteggendo il diritto dei docenti di trasmettere il sapere senza interferenze politiche o ideologiche.

Le polemiche si sono fatte più accese in seguito all’interrogazione parlamentare presentata dal deputato leghista Rossano Sasso, che ha criticato apertamente il corso di Zappino, sollevando il caso in aula e dando inizio a una vera e propria bagarre tra i sostenitori della libertà di insegnamento e coloro che ritengono che tali argomenti non debbano essere trattati in ambito accademico.

La difesa di Zappino e il sostegno internazionale

Federico Zappino, noto filosofo e tra i principali esperti italiani di studi queer, non è nuovo a controversie legate ai suoi studi. Autore di opere come “Comunismo queer” e traduttore di testi di figure di rilievo come Judith Butler, è diventato bersaglio di critiche da parte di chi considera le sue teorie una minaccia ai valori tradizionali. Per fortuna il docente può contare su un ampio supporto.

Judith Butler, una delle principali teoriche mondiali degli studi di genere, è intervenuta in favore di Zappino, diventando la prima firmataria di una lettera aperta indirizzata alla ministra dell’Università, Anna Maria Bernini. La lettera difende la libertà di insegnamento e critica ogni tentativo di censurare argomenti che, sebbene controversi per alcuni, sono pienamente legittimi dal punto di vista accademico. Anche i colleghi di Zappino all’interno dei Dipartimenti di Scienze Umanistiche e Sociali e di Storia dell’Università di Sassari hanno espresso pubblicamente la loro solidarietà, dichiarando che “l’odioso attacco diretto dall’onorevole Sasso colpisce tutte e tutti noi e va respinto con decisione”.

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L’importanza della libertà accademica

Al centro della polemica c’è la questione fondamentale della libertà accademica e dell’autonomia universitaria. I docenti di Sassari, così come molti altri intellettuali, hanno sottolineato come l’articolo 33 della Costituzione italiana non lasci spazio a dubbi: la ricerca e l’insegnamento devono essere liberi da pressioni esterne, siano esse politiche o ideologiche. La petizione a sostegno di Zappino ribadisce che “non è ammissibile una ingerenza esterna nel merito nel caso specifico di un corso universitario”, soprattutto quando esso si basa su fonti scientifiche riconosciute e viene frequentato da studenti adulti, liberi di scegliere il loro percorso formativo.

Le polemiche sul corso hanno portato alla luce questioni più ampie, legate non solo alla libertà di insegnamento, ma anche alla tolleranza delle diverse prospettive all’interno delle istituzioni accademiche. La sfida ora è garantire che l’università rimanga uno spazio di confronto aperto e democratico, dove le idee possano circolare liberamente, senza timore di censura o repressione. In questo caso, la risposta compatta del mondo accademico e culturale dimostra che la difesa di tali principi resta cruciale per la salvaguardia di un’educazione pluralista e inclusiva.



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