«Profonda amarezza». Il vicesindaco Francesco De Pierro, delegato ai Pics, non trova altre parole per commentare i nuovi, ennesimi danneggiamenti a parte del patrimonio pubblico cittadino. Mentre sempre ieri alla cittadinanza si è appellato anche il sindaco Mastella nel tradizionale messaggio telefonico. Il numero due di Palazzo Mosti dedica il suo ragionamento alle questioni sollevate negli ultimi giorni legate ai ripetuti atti vandalici contro alcune opere. Il sindaco invece argomenta in maniera più ampia.
L’appello
«Stiamo cambiando la città, come avevo promesso – ha scandito il primo cittadino – Ci sono forti opposizione, soprattutto in merito ai lavori per le scuole. Io mi pongo il problema della sicurezza. Benevento è stata inserita da qualche anno nella classificazione di massimo rischio sismico, e bisogna agire di conseguenza preventivamente. Stiamo realizzando opere in tutta la città.
Benevento è la prima in Italia per finanziamenti Pnrr intercettati, pari a circa 300 milioni. Le rilevazioni nazionali ormai ci indicano sempre più spesso come città leader del Mezzogiorno su molti aspetti, dalla qualità di vita alla raccolta differenziata. I lavori creano inevitabilmente qualche disagio – ha concluso la fascia tricolore – Ve ne chiedo scusa, ma vi invito a fare tutti qualche piccolo sacrificio, come fare qualche passo in più o evitare di arrivare con l’auto fin davanti la scuola, nell’interesse collettivo». Nel finale della comunicazione, Mastella ha anche accennato alla possibile apertura in città di un museo delle streghe.
La reazione
Il vicesindaco De Pierro torna invece «sugli atti di inciviltà e vandalismo che stavolta hanno colpito due opere realizzate con il programma Pics, che generano profonda amarezza». Attenzioni che sono state rivolte, da ultimo, al lapidarium dell’Arco di Traiano, dove ignoti hanno impresso con il pennarello una volgare offesa alla cittadinanza beneventana. Ma anche piazza Piano di Corte è stata bersaglio recente di chi non riesce proprio a convivere civilmente, smontando e rimuovendo i paletti metallici perimetrali delle aree di sosta interne allo slargo. Un’aggressione deliberata all’intervento realizzato grazie al finanziamento Pics da 700mila euro, cui si dovrà rimettere mano a causa della furia devastatrice.
«Non si comprende davvero – rimarca – da dove originino queste forme di pura malvagità contro la città e il patrimonio urbano, a meno che non si voglia fare riferimento a una problematica complessiva di scadimento valoriale e disagio giovanile che sfocia in un triste teppismo. La scritta volgare sul lapidarium è stata cancellata ovviamente, ma rattrista perché quell’opera è pensata per accrescere l’appeal turistico della città e dovremmo apprezzarne tutti il potenziale. La distruzione e la rimozione di numerosi elementi di arredo urbano in piazza Piano di Corte, purtroppo, va persino oltre la pur esecrabile scritta con un pennarello. Azioni che si commentano da sole nella loro assurdità, ma l’amministrazione evidentemente non si limiterà alla denuncia di tali condotte e sta già valutando opportune contromisure che renderemo note al termine di un briefing con la struttura tecnica in programma nei prossimi giorni».
L’idea è quella di sostituire gli attuali supporti metallici posizionati nella piazza con fioriere ornamentali che fungano anche da delimitatori delle aree di sosta. Tornando al lapidarium dell’Arco, De Pierro auspica che non abbiano a verificarsi episodi di inciviltà al termine dell’allestimento della teca: «È in corso il posizionamento di importanti reperti archeologici. Progettisti e struttura tecnica sono impegnati in un lavoro, anche complesso e delicato, di posizionamento e stabilizzazione. Quando i tecnici avranno concluso il loro lavoro, monitorato e concordato con la Soprintendenza, avremo un’opera nuova e interessante che auspico sapremo conservare con rispetto e garbo. Un ulteriore auspicio è che lo stesso dibattito politico, soprattutto intorno a opere pubbliche che diventano patrimonio di tutti, per quanto giustamente plurale e vivace, si mantenga sempre su forme civili senza scadere, come accade in talune occasioni, in forme sovente provocatorie e strumentali».
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