Se un bambino causa danni a un passante mentre gioca a pallone in strada, chi ne risponde? La Cassazione ha ribadito l’obbligo dei genitori di risarcire i danni a terzi.
I bambini, si sa, amano giocare all’aperto, ma a volte la loro esuberanza può provocare danni a terzi. Se un bambino, mentre gioca a pallone in strada, urta un passante che cade e si fa male, chi è responsabile? La Cassazione, con una recente sentenza, ha ribadito che sussiste la responsabilità dei genitori per i danni causati a terzi dal gioco dei figli minori, anche se l’incidente avviene al di fuori della loro diretta sorveglianza.
Il caso esaminato
Una signora, mentre passeggiava per strada, è stata urtata accidentalmente da un bambino di 11 anni che giocava a pallone con gli amici. A causa dell’urto, la donna è caduta e si è fatta male. La Corte d’Appello di Bari ha condannato i genitori del bambino a risarcire il danno alla signora. La Cassazione, in sede di ricorso, ha confermato la sentenza di secondo grado.
La responsabilità dei genitori per i danni procurati dai figli
L’articolo 2048 del Codice civile stabilisce che i genitori sono responsabili dei danni causati dai figli minori, a meno che non provino di non aver potuto impedire il fatto.
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 27061/2024, ha chiarito che tale responsabilità è, in misura pari e solidale, in capo sia al padre che alla madre, anche se separati o divorziati. Difatti, l’obbligo di risarcire i danni a terzi danneggiati non dipende solo dall’omessa vigilanza del bambino, ossia dal non aver esercitato su di lui una sorveglianza materiale e/o visiva adeguata (cosa che, per ovvie ragioni, potrebbe essere effettuata solo dal genitore collocatario), ma anche e soprattutto dal non averlo adeguatamente educato all’autocontrollo e a evitare comportamenti pericolosi.
La Suprema Corte ha inoltre precisato che l’età del minore e il contesto in cui si verifica il fatto non escludono la responsabilità dei genitori. In altri termini, questi ultimi non possono giustificarsi sostenendo che il giovane è “grande e maturo” per capire da solo cosa è giusto o sbagliato. Di conseguenza, il padre e la madre rispondono allo stesso modo sia per il danno del bambino di 5 anni che per quello di 15.
Nel caso specifico, la Cassazione ha ritenuto che i genitori non avessero dimostrato di aver impartito al figlio un’adeguata educazione né di avergli insegnato a non giocare a pallone in strada, mettendo a rischio l’incolumità dei passanti.
La presunzione di responsabilità
I giudici supremi hanno ricordato che, in base all’articolo 2048 del Codice civile, i genitori si presumono automaticamente responsabili dei danni causati dai figli minori per il solo fatto di essere, appunto, genitori. Spetta piuttosto a loro fornire la prova liberatoria, dimostrando di non aver potuto impedire il fatto.
Questa prova è spesso difficile da esibire, soprattutto quando l’incidente avviene al di fuori della diretta sorveglianza del padre e della madre.
L’importanza dell’educazione
La Cassazione, con la sentenza n. 22541/2019, ha sottolineato l’importanza dell’educazione nella prevenzione dei danni causati dai figli minori. I genitori hanno il dovere di educare i figli al rispetto delle regole e di insegnare loro a non mettere a rischio l’incolumità degli altri.
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