Cosa prevede la normativa sulla disabilità in Italia in vista della riforma prevista nel 2025? Sono diverse le leggi che in Italia regolano la disabilità, definendo diversi diritti e tutele per specifiche categorie di persone. Vediamo allora cosa prevedono ora e cosa si prepara ancora a cambiare nel 2025 dopo l’approvazione del Decreto Disabilità.
- Cosa prevede la Legge 104 sulla disabilità
- Il nuovo Decreto Disabilità tra misure già al via e ulteriori attese nel 2025
Cosa prevede la Legge 104 sulla disabilità
La normativa che regola la disabilità nel nostro Paese è la Legge 104 del 5 febbraio 1992, che rappresenta il riferimento principale per i diritti e l’assistenza delle persone disabili e definisce chi ha diritto alle agevolazioni previste, le modalità di riconoscimento dell’handicap e regola diversi aspetti, come la diagnosi precoce, il diritto alla riabilitazione, l’integrazione sociale.
In particolare, la legge affronta il tema dell’integrazione scolastica e lavorativa, delle barriere architettoniche, dello sport e del turismo, dei trasporti, delle agevolazioni fiscali e stabilisce le percentuali di invalidità per le disabilità e le malattie invalidanti, in base alle quali poi vengono stabilite le indennità, le pensioni e simili.
Sono previste anche agevolazioni per le assunzioni di disabili a lavoro, tra sgravi contributivi e posti riservati.
Il nuovo Decreto Disabilità tra misure già al via e ulteriori attese nel 2025
L’approvazione del Decreto Disabilità nel 2024 ha in parte modificato la Legge 104 con misure già entrate in vigore mentre altre lo saranno nel 2025.
Ha, innanzitutto, cambiato la definizione della condizione di disabilità, così come le modalità di accertamento dell’invalidità civile e ha introdotto l’accomodamento ragionevole, la valutazione multidimensionale per l’elaborazione e la definizione del Progetto di vita individuale e personalizzato.
E’ già in vigore dal 30 giugno la nuova definizione di disabilità, secondo cui possono beneficiare della Legge 104 i soggetti che dimostrano di avere compromissioni fisiche, mentali, intellettive o sensoriali che, in interazione con barriere di diversa natura, possono ostacolare la piena ed effettiva partecipazione nei diversi contesti di vita, da quelli sociali, a quelli lavorativi.
Con la nuova definizione, l’attenzione non è più puntata sulla gravità della menomazione, ma sul supporto necessario per assicurare la partecipazione delle persone nei diversi contesti di vita sulla base dell’uguaglianza.
Il nuovo Dl fissa in 90 giorni la durata massima del procedimento di valutazione di base della disabilità, calcolati dalla ricezione telematica da parte dell’Inps del certificato medico introduttivo. Entro sei mesi poi l’Istituto dovrà adottare una delibera con le modalità applicative e operative della nuova valutazione di base.
Si cancellano, dunque, i passaggi prima davanti alle commissioni integrate Asl-Inps e poi davanti alla sola commissione Inps. La valutazione si conclude indicando la necessità di sostegno, lieve, medio, o intensivo e individua sia i presupposti per concedere l’assistenza protesica, sanitaria e riabilitativa prevista dai livelli essenziali sia i requisiti per accedere alle agevolazioni fiscali, tributarie e relative alla mobilità.
Il certificato della condizione di disabilità viene poi inserito nel fascicolo sanitario elettronico e assume un valore illimitato nel tempo.
Dal primo gennaio 2025 parte anche l’altra grande novità che riguarda il progetto di vita, con cui la persona con disabilità può costruire, insieme all’unità di valutazione multidimensionale, i sostegni di cui ha bisogno nei differenti ambiti dell’esistenza, dalla casa al lavoro.
Il progetto di vita personalizzato mira all’inserimento sociale di persone con disabilità, all’inclusione scolastica, a sostegni per l’accesso nel mondo del lavoro e rientra nel Progetto di vita la valutazione multidimensionale.
Il Progetto di vita per le persone disabili sarà sperimentale a partire da gennaio in nove Province, che sono Brescia, Catanzaro, Firenze, Forlì-Cesena, Frosinone, Perugia, Salerno, Sassari e Trieste, mentre dal primo gennaio 2026, la riforma sarà a regime in tutta Italia.
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