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l’interesse dell’industriale indiano Jindal per lo stabilimento tarantino – #finsubito prestito personale immediato – Richiedi informazioni


 L’altro ieri ha incontrato il ministro Adolfo Urso a Roma e ieri è stato a Taranto prima per visitare gli impianti di Acciaierie d’Italia, l’ex Ilva, e nel pomeriggio per incontrare il sindaco Rinaldo Melucci. 
Naaven Jindal, 54 anni, indiano, industriale, a capo di Jindal Steel and Power Limited’s (JSPL) e con un patrimonio personale di parecchi miliardi, entra in partita per acquisire tutta Acciaierie d’Italia. Dopo Taranto, Jindal sarà oggi a Genova. 

In municipio 

Ieri sera a Palazzo di Città oltre al sindaco erano anche presenti il vice Gianni Azzaro, l’assessore Stefania Fornaro, Michele Pelillo, in qualità di consigliere del sindaco, e inoltre dirigenti del Comune e componenti dello staff di Melucci. Gli indiani hanno presentato in lingua inglese – c’era l’interprete – gruppo e attività. Naaven Jindal è anche in campo, come gruppo, per un impianto in Oman, nella penisola arabica, da 5 milioni di tonnellate, alimentato a preridotto e ad energie rinnovabili. Jindal per l’ex Ilva partecipa attraverso la controllata Vulcan Steel. Prima dell’estate, Naaven ha spedito a Taranto il figlio e un gruppo di tecnici per rendersi conto della situazione. Oltre a Taranto, mesi fa hanno visitato pure gli impianti di Genova e Novi Ligure. Poi, alla scadenza del 20 settembre, come da bando lanciato dai commissari di Acciaierie, Vulcan Steel si è fatta avanti con la manifestazione di interesse.

I possibili acquirenti

Vulcan Steel è uno dei 3 gruppi su 15 partecipanti che concorre per l’insieme. Gli altri due sono i canadesi di Stelco, passati agli americani di Cleveland Cliff, e gli azeri di Baku Steel, che dall’Azerbaijan farebbero venire anche una nave di rigassificazione, da posizionare nella rada di Taranto per alimentare di gas l’impianto di preridotto per i futuri forni elettrici della fabbrica. Quotidiano aveva anticipato il 15 ottobre che Jindal avrebbe aperto la nuova serie e che la visita sarebbe avvenuta a giorni. Insieme ai suoi tecnici, Naaven Jindal – ricevuto dal direttore generale Maurizio Saitta e dal direttore di stabilimento, Benedetto Valli, non c’erano i commissari – ha visto diversi impianti: gli altiforni, le acciaierie, compresa la 1 che è ferma, e i treni nastri, anche quelli attualmente inattivi. Una panoramica a 360 gradi o quasi. 
Una visita formale che, si sostiene, è andata bene. Soddisfazione reciproca. Ma quasi sempre queste visite si concludono così. E quindi non è una novità. Sarà poi lo sviluppo del percorso – Vulcan Steel accederà alla virtual data room di Acciaierie dove prenderà contezza dei dati della fabbrica – a rivelare il vero grado di interesse di Jindal e come questo si delineerà nel concreto. In termini di offerta industriale, ambientale, occupazionale ed economica. Va chiarito che non è lo stesso Jindal che scese in campo nel 2016-2017 per l’ex Ilva con Acciaitalia, cordata dove c’era Cassa Depositi e Prestiti e che era guidata da Lucia Morselli, poi nell’autunno 2019 passata col concorrente ArcelorMittal. Jindal di anni fa, battuto da Mittal nella precedente gara, è Saijan Jindal, amministratore delegato del Gruppo Jsw, attualmente impegnato nell’operazione di rilancio del sito di Piombino attraverso la ripresa della produzione di rotaie. E sulla stessa area sono in pista anche gli ucraini di Metinvest, coinvolti nella costruzione di un forno elettrico insieme a Danieli. Alla visita di Navel Jindal seguiranno presto quelle degli altri gruppi. Le richieste stanno affluendo alla società Boston Consulting che sta gestendo il tutto. 

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I tempi

I potenziali acquirenti devono presentare entro fine novembre l’offerta vincolante, nella quale la decarbonizzazione – è scritto nel bando – dovrà essere la priorità. Martedì scorso a Taranto il ministro Urso ha ribadito che ai gruppi in corsa, «potrebbero aggiungersi altri. Sono già significativi i player che vogliono assumersi la responsabilità di tutto l’asset produttivo. Chiunque abbia visitato in questi mesi questi stabilimenti, si è accorto che sono i più avanzati d’Europa nella protezione ambientale. Non vi sono altri stabilimenti in Europa – ha detto Urso – che siano così tutelati per quanto riguarda le coperture dei processi produttivi. E i più grandi player dicono: se il vostro stabilimento è quello che in Europa è più avanti nella copertura delle varie aree produttive, a garanzia dei cittadini, è meglio assumersi la responsabilità di chi è più avanti, piuttosto che partire indietro, perché partirebbero indietro negli altri stabilimenti europei».  





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