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Pichetto: “Serve nucleare, rinnovabili non bastano”. Calano i bonus per 10 milioni di case. Moody’s vede nero per l’automotive. Che c’è sui giornali #finsubito prestito immediato


Pichetto: “Serve nucleare, rinnovabili non bastano”. Calano i bonus casa per 10 milioni di abitazioni. Moody’s vede nero per il futuro dell’automotive. La rassegna Energia

“Le rinnovabili non bastano, serve una quota di nucleare”. Arriva un nuovo endorsement per il nucleare da parte del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Ambientale, Gilberto Pichetto Fratin, il quale nel corso del’Green & Net Zero Talk “Transition to Net Zero, innovare l’energia” organizzato da Rcs Academy, ha sottolineato che entro la fine dell’anno l’obiettivo del Mase è superare i 7 e sfiorare gli 8 gigawatt di energia rinnovabile. Calano a picco i bonus casa e a farne le spese saranno 10 milioni di abitazioni. La riduzione degli incentivi fiscali per le ristrutturazioni dal 50 al 35% per le seconde case potrebbe avere un impatto negativo su un numero significativo di abitazioni, secondo le stime dell’Agenzia delle Entrate, i cui proprietari probabilmente andranno incontro a un aumento di pressione fiscale. Un fine 2024 nero. È il futuro che prevede Moody’s per l’industria automobilistica globale. L’ultimo report dell’agenzia di rating, infatti, stima che l’outlook dell’automotive globale passerà da stabile a negativo per tutte le aree geografiche, dall’Ue agli Usa, passando per la Cina. Il 2025 potrebbe essere anche peggiore: calo dei margini operativi e calo della produzione. La rassegna Energia

ENERGIA, PICHETTO (MASE): “RINNOVABILI NON BASTANO, SERVE NUCLEARE”

“«Entro la fine dell’anno prevediamo di superare i 7 e sfiorare gli 8 gigawatt di energia rinnovabile ma la sfida è mantenere questa progressione», ha affermato Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, in occasione del Green & Net Zero Talk «Transition to Net Zero, innovare l’energia» organizzato da Rcs Academy in collaborazione con il Corriere. Guardando al futuro, bisogna trovare «un equilibrio tra solare, eolico, idrogeno e una quota di nucleare» e «lavorare a un quadro giuridico che dia sicurezza alle imprese». Per Claudio Descalzi, ceo Eni, uno dei problemi è la mancanza «in Europa di una cultura omogenea e di una leadership unica. Abbiamo perso competitività perché, a differenza di Cina e Usa, non puntiamo su investimenti e crescita». E ha annunciato, entro fine anno, la cessione di una quota di minoranza di Enilive a Kkr sulla base dell’accordo di esclusiva siglato a luglio scorso. (…) Per Nicola Lanzetta, direttore Italia Enel, «una delle grandi sfide è l’accumulo dell’energia quando non serve». È poi centrale la rete di distribuzione. «Il ruolo delle infrastrutture — ha detto Paolo Gallo, ceo & general manager Italgas — è fondamentale. I nostri investimenti, 16 miliardi nei prossimi sette anni, avranno un impatto anche sul Pil». Rivestono poi un ruolo importante i cavi da cui passa «il 95% delle informazioni digitali, l’Italia può diventare un hub di distribuzione», ha affermato Ugo Salerno, presidente Rina. Per Renato Mazzoncini, ceo A2A, è importante «aumentare l’autonomia energetica accelerando sulla produzione da rinnovabili (…) potremmo raggiungere il 58% di autonomia rispetto all’attuale 22%». Luca Dal Fabbro, presidente Iren, ha parlato di «una fase di reindustrializzazione», aggiungendo che «nei rifiuti c’è una parte dei nostri tesori e della nostra rinascita. Le prime 10 discariche italiane hanno materiali da riutilizzare per un valore di 8 miliardi di euro»”, si legge su Il Corriere della Sera.

“L’altro punto è l’abbattimento dei costi dell’energia, manca un prezzo unico a livello Ue. Il motivo individuato da Nicola Monti, ceo Edison, è che «il prezzo dipende da quello del gas naturale stabilito a livello internazionale. Bisogna investire di più su fonti a costo fisso, come le rinnovabili e il nucleare, per ridurre la volatilità dei prezzi». Un’altra strada è «lavorare sull’efficientamento energetico diminuendo il fabbisogno», ha spiegato Emanuela Trentin, ceo Siram Veolia. Il legame col territorio può essere una chiave di sviluppo sostenibile «crediamo — ha detto Orazio Iacono, ceo Hera — a un sistema energetico dove produzione e consumo siano più vicini e interconnessi»”, continua il giornale.

CASE, SCENDONO I BONUS PER 10 MILIONI DI SECONDE ABITAZIONI

“Meno agevolazioni sulle seconde case. Con il rischio, per chi effettuerà lavori di ristrutturazione dal prossimo anno, di incappare in un aumento di pressione fiscale a causa degli sconti meno vantaggiosi e del nuovo tetto per le spese detraibili. Utilizzando un termine giuridico, è l’effetto di un combinato disposto: da un lato, la riduzione dell’aliquota di agevolazione dal 50 al 36% che riguarderà le seconde case e, dall’altro, le soglie per fasce di reddito e dimensione del nucleo familiare che finiranno, comunque, per assottigliare il risparmio fiscale. Le unità immobiliari colpite dal taglio dal 50 al 36% dello sconto fiscale per le ristrutturazioni saranno potenzialmente circa 10 milioni, come risulta dalle ultime statistiche del dipartimento delle Finanze e dell’agenzia delle Entrate. Da quei numeri emerge che le abitazioni residenziali locate sono circa 3,6 milioni, quelle concesse in uso gratuito sono poco meno di 800mila e, infine, quelle lasciate a disposizione del loro proprietario, senza utilizzi particolari, sono 5,7 milioni. (…) la nuova legge di Bilancio assegnerà uno sconto più elevato a chi interviene con opere sulla sua abitazione principale, usando esattamente lo stesso concetto proprio della tassazione Imu”, si legge su Il Sole 24 Ore.

“Più problematico un caso diverso: quello, molto frequente, di chi ristruttura subito dopo l’acquisto, senza avere mai abitato nell’immobile e senza averci trasferito la residenza. Non potrà avere lo sconto pieno chi è in affitto: anche se, trattandosi di lavori solitamente a carico dei proprietari, si tratta di una situazione insolita. Da analizzare, una volta che il testo sarà consolidato, qualche caso a metà strada. Ad esempio, quello di chi ha un immobile in uso gratuito (magari dai genitori) e, da residente, effettua lavori di ristrutturazione, non avendo la proprietà. In teoria, il 50% dovrebbe essere accessibile. Sia sulle prime che sulle seconde case, poi, andrà misurato l’effetto del nuovo tetto per le spese detraibili. (…) Prendendo l’esempio della prima fascia di reddito fino a 50mila euro, con un contribuente single, il limite massimo di spese detraibili sarà di 4mila euro. Vuol dire che il solo bonus mobili, se utilizzato per il suo intero massimale di 5mila euro di spesa, andrà a riempire tutta la capienza disponibile. A quel punto, l’aliquota del 50% per il bonus ristrutturazioni (in aggiunta al bonus mobili) diventerà solo teorica, perché sarà inutilizzabile”, continua il giornale.

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“Questo, ovviamente, è un caso limite, però potrebbe essere frequente l’ipotesi di contribuenti che non riescano a sfruttare in maniera completa gli sconti ai quali avrebbero diritto. E i bonus casa potrebbero uscirne molto penalizzati, perché vengono per la prima volta inclusi in un meccanismo di questo tipo”, si legge sul quotidiano.

AUTO, MOODY’S ABBASSA STIME VENDITE E MARGINI GLOBALI

“Moody’s vede nero per i prossimi trimestri del’Auto. E nel suo ultimo report abbassa l’outlook per l’intera industria automobilistica globale da stabile a negativo. Calano le aspettative di vendita per Europa e Stati Uniti, ma anche per la Cina. Nei prossimi trimestri l’agenzia di rating prevede anche un’accelerazione in senso negativo dei margini di profitto. Quanto alle vendite, in particolare, le previsioni di crescita per il 2024 secondo le stime di Moody’s si fermano ad un +0,4%, contro l’1,6% stimato in precedenza. Anche il 2025 prepara un ridimensionamento, con un passaggio dal +2,1% a un più modesto +1,4%. I margini operativi, già in diminuzione nella prima metà del 2024, potrebbero ridursi ulteriormente, arrivando al 7%. La risposta sta in una combinazione di fattori: la flessione della domanda e l’aumento della concorrenza, che sta spingendo i prezzi verso il basso, sia nel segmento dei veicoli di massa che in quello premium. Anche nel 2025, si prevede che una crescita moderata dei volumi non sarà sufficiente a compensare queste pressioni sui prezzi e i costi di ristrutturazione, soprattutto in Europa e negli Stati Uniti. (…) In Cina si prevede una crescita delle vendite di veicoli leggeri molto contenuta (+0,6% nel 2024 e +0,4% nel 2025), trainata soprattutto dal mercato dei veicoli elettrici, ovvero a batteria (Bev) e ibridi plug-in (Phev). Il calo della fiducia dei consumatori e la debolezza della domanda interna hanno determinato un calo complessivo delle vendite del 2,4% già nei primi nove mesi del 2024. Anche in Europa il ritmo di crescita delle vendite sta rallentando: dopo un +1,7% nei primi otto mesi del 2024, si prevede un aumento complessivo dell’1% per l’intero anno e dell’1,5% nel 2025. (…) Tra i grandi gruppi Moody’s segnala Volkswagen (A3 negativo) alle prese con una fase di profonda ristrutturazione, Bmw con i problemi dei richiami dovuti a problemi ai freni (A2 stabile) e consegne in calo ed elevate scorte (per basse vendite) negli Stati Uniti per Stellantis (Baa1 negativo)”,si legge su Il Sole 24 Ore.

“(…) Per il 2025 si prevede un lieve aumento dei volumi, ma i margini di profitto non dovrebbero recuperare significativamente, secondo Moody’s. La pressione sui prezzi, legata anche alla necessità di smaltire l’inventario accumulato, soprattutto negli Stati Uniti e in Europa, continuerà a gravare sui bilanci delle case automobilistiche. In Europa, il settore dovrà inoltre far fronte alle rigide normative sulle emissioni, che potrebbero richiedere ulteriori sconti sui veicoli elettrici, ma che soprattutto potrebbero costare forti tagli di produzione dei veicoli termici”, continua il giornale.



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