Merito di «una più ampia disponibilità di petrolio e Gnl» e di un «eccesso di capacità manifatturiera di panneli solari e batterie». Decarbonizzazione: “ancora lontani da una traiettoria allineata agli obiettivi di neutralità per il 2050”
La crisi energetica? Praticamente è alle spalle, tanto che i prezzi sono attesi in calo nei prossimi anni, mentre sul fronte delle emissioni le prospettive sono molto meno rosee. A dirlo è l’Agenzia internazionale per l’energia (Aie o Iea l’acronimo in inglese), nel suo rapporto annuale World Energy Outlook 2024 pubblicato il 16 ottobre. «Nella seconda metà degli anni Venti» è probabile che si assisterà a una «pressione al ribasso sui prezzi dell’energia», scrive l’Agenzia guidata da Fatih Birol. Merito della sovrabbondanza di offerta, «una più ampia disponibilità di petrolio e gas naturale liquefatto» (quindi fonti fossili), che si aggiungono a un «eccesso di capacità manifatturiera per alcune tecnologie chiave dell’energia pulita, in particolare i panneli solari e le batterie». Dopo l’aumento dei prezzi del gas cominciato nel 2021 a causa del calo degli investimenti sulla scia delle politiche di decarbonizzazione, culminato nelle quotazioni record del 2022 post invasione dell’Ukraina da parte della Russia e della crisi dei rapporti, anche energetici, con Mosca, governi e imprese hanno reagito con un aumento degli investimenti (per il Gnl Usa e Qatar soprattutto) e i risultati stanno per arrivare. Il calo dei prezzi però, scrive la Iea, dipenderà anche «da come si evolveranno le tensioni geopolitiche». Se dovessero aggravarsi i conflitti nei Paesi produttori di gas o petrolio, o scoppiarne di nuovi, i ribassi previsti potrebbero saltare.
Fossile, vicini al picco della domanda
L’Aie prevede che la capacità di esportazione di gas naturale liquefatto aumenterà di quasi il 50% nel prossimo futuro e ipotizza un “eccesso di capacità”. Nel rapporto, basato sulle politiche attuali, l’Aie conferma la sua previsione di un picco della domanda di tutti i combustibili fossili (petrolio, gas e carbone) “entro la fine del decennio”, contrariamente alle stime dell’industria del petrolio e del gas e dell’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (Opec).
Dall’altra parte, prosegue la crescita delle rinnovabili. La Cina continua a investire pesantemente sul fotovoltaico e sulle auto elettriche, ma anche Usa ed Europa si sono messi a spendere in questi campi. Fra qualche anno rischiamo di avere troppi pannelli solari e batterie sul mercato. I prezzi degli impianti scenderanno.
Investire nelle reti
Quello che manca sono gli investimenti nelle infrastrutture per adeguare la rete elettrica alla produzione incostante delle rinnovabili e per installare gli accumuli di elettricità che stabilizzino la fornitura. Per ogni dollaro speso sulle fonti rinnovabili, solo 60 centesimi sono spesi sulle reti e gli accumuli. Ma la decarbonizzazione del settore energetico, spiega, richiede che il rapporto fra gli investimenti in rinnovabili e quelli in reti ed accumuli sia di
1 a 1. Più della metà dell’elettricità mondiale proverrà da fonti a basse emissioni di carbonio entro la fine del decennio, ma il mondo, ancora dipendente dai combustibili fossili, è ancora “lontano da una traiettoria allineata” con gli obiettivi di neutralità del carbonio.
Record di energie pulite nel 2023
Secondo l’Aie, “nel 2023 è stato installato un livello record di energia pulita in tutto il mondo, ma due terzi dell’aumento della domanda di energia sono stati ancora soddisfatti dai combustibili fossili”. Questi ultimi copriranno poco meno dell’80% della domanda globale di energia nel 2023, una quota che è diminuita molto gradualmente dal 2011, quando si attestava all’83%. Soprattutto nei Paesi del Sud del mondo, l’aumento del fabbisogno energetico ha continuato a spingere i combustibili fossili, compreso il carbone, che ha raggiunto un consumo record nel 2023.
La decarbonizzazione
Sebbene vi sia un “crescente slancio per le transizioni energetiche pulite”, “il mondo è ancora lontano da una traiettoria allineata agli obiettivi di neutralità delle emissioni di carbonio per il 2050”, sottolinea l’Aie, invitando ad accelerare. Il rapporto precede di un mese la conferenza delle Nazioni Unite sul clima, la COP29, che si terrà a Baku dall’11 al 22 novembre.
Con l’aumento delle “tecnologie pulite”, l’Aie prevede che le emissioni globali di CO2 raggiungeranno il picco “prima del 2030”. Ma “in assenza di un forte calo successivo, il mondo è sulla buona strada per raggiungere un aumento di 2,4°C della temperatura media globale entro la fine del secolo”, ben al di sopra dell’obiettivo più ambizioso dell’Accordo di Parigi, fissato a +1,5°C.
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